Archeologia, la legge castiga il Getty Museum: la statua dell’Atleta di Fano deve tornare in Italia

Atleta di FanoIl Gip di Pesaro ha detto l’ultima parola sulla vicenda che da anni vede contrapposta l’Italia al famigerato Getty Museum di Malibu. La questione riguarda la custodia dell’Atleta di Fano, famosa scultura attribuita a Lisippo, grande artista attivo alla corte di Macedonia sul finire del IV secolo a.C.

Atleta di Fano , il contenzioso Italia-Usa risolto dal programma televisivo “Petrolio”

La scultura in questione, conosciuta anche con il nome di “Atleta vincitore”, è un originale bronzeo del IV secolo a.C., ripescato a largo delle acque di Fano nel 1964. Da quel momento ha inizio la sua vicenda giudiziaria, a causa di una vendita illegale della suddetta statua che è finita nelle mani del Getty Museum (California). L’Italia, per anni e senza riscontro alcuno, ha chiesto la restituzione dell’opera illegalmente trasportata oltreoceano. Adesso il Giudice per le Indagini preliminari di Pesaro ha disposto il sequestro del celebre capolavoro, attribuito alla mano di Lisippo, e tutto grazie al programma televisivo di Rai1 Petrolio. La trasmissione si occupa spesso e volentieri delle bellezze italiane, spesso vessate e non valorizzate come meriterebbero, e la puntata andata in onda lo scorso 6 giugno ha puntato i riflettori proprio sul Getty Museum e sull’acquisto dell’Atleta di Fano. Grazie a quanto tirato fuori dallo staff di Petrolio la magistratura italiana ha stabilito che la vendita dell’opera è stata compiuta in regime d’illegalità. Ecco parte della dichiarazione rilasciata dall’entusiasta Duilio Giammaria, conduttore di Petrolio: “Per noi è un grandissimo orgoglio. La decisione del giudice che dispone la confisca di questa opera d’arte unica al mondo è il risultato del lavoro congiunto di tutte le istituzioni italiane che hanno lavorato per ottenere questo risultato: i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio, guidati dal generale Fabrizio Parrulli, il MiBact, l’associazione ’Cento Città di Fano’, l’avvocato Lorenzo D’Ascia dell’Avvocatura di Stato, che insieme alla Procura di Pesaro ha difeso il diritto italiano sulla scultura. Un successo del sistema Italia, a cui noi abbiamo dato un contribuito ma che soprattutto la Rai con ’Petrolio’ ha illuminato”.

Lisippo, un artista alla corte di Filippo II e di Alessandro il Macedone

Ma chi era Lisippo? Non è facile sintetizzare qui, in poche righe, la grandezza di uno dei più celebri scultori che la Grecia antica abbia conosciuto. La bravura di Lisippo fu tanto grande, e riconosciuta tra i suoi contemporanei, da fargli meritare il titolo di scultore di corte presso Filippo II di Macedonia, padre del celeberrimo Alessandro III (meglio noto come Alessandro Magno). Di Lisippo si ricordano sculture come l’Apoxyomenos (l’atleta che si sta pulendo con lo strigile dopo aver compiuto le sue fatiche ginniche. Roma, Musei Vaticani), l’Aghias di Delfi (Museo Archeologico di Delfi), l’Eracle Farnese (Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Le sculture che abbiamo citato sono tutte delle copie in marmo realizzate in epoche successive. Come spesso è accaduto nel mondo antico, infatti, le sculture realizzare in bronzo sono state rifuse per reimpiegare il metallo in altro modo. I pochi originali bronzei conservatisi fino ai nostri giorni devono ringraziare delle disavventure, per così dire, per essere giunti fino a noi: basti pensare ai Bronzi di Riace, che sono finiti in fondo al mare in seguito ad un naufragio e sono stati recuperati negli anni ’70 del secolo scorso, o a tutte le famose opere in bronzo che sono state preservate dalla lava dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. in quel di Pompei, Ercolano e Stabia. L’Atleta di Fano rientra proprio nel novero di questi originali che si sono salvati grazie a degli “incidenti di percorso” o a delle calamità naturali.

Maria Mento