Duro colpo per i cospirazionisti di tutto il mondo: uno dei siti di riferimento – l’americano InfoWars, curato da Alex Jones – è stato bannato dai podcast di iTunes, dopo essere stato rimosso – lunedì scorso – da Spotify (dove erano presenti i podcast), da Facebook (che gli aveva chiuso la pagina) e da YouTube (che gli aveva chiuso il canale).
Dal canto suo, Mr Jones ha parlato esplicitamente di censura, attraverso uno stream su Twitter (una delle poche piattaforme che gli rimangono a disposizione), dipingendosi come la persona più censurata del pianeta (annunciando frattanto possibili nuove ondate di censura ai danni di siti reazionari).
🌐 World Exclusive: Alex Jones Responds To Being Banned On The Internet 🚫
📡Tune in M-F 11am-3pm central at: https://t.co/OQtch0tDED ⬅️ #AlexJonesShow #MondayMotivation #Censorship🚫 #infowars #USA 🇺🇸 #1A
📲Download: https://t.co/3x2h5pP4Yg https://t.co/qczLctgMch
— Alex Jones (@RealAlexJones) August 6, 2018
D’altra parte, Alex Jones ce le ha messe un po’ tutte per rendersi inviso:
ricordiamo come sia fautore della teoria della cospirazione legata all’11 settembre (una teoria sostenuta da non poche persone e che vorrebbe il Governo americano invischiato nell’organizzazione degli attacchi terroristici) e come abbia affermato che molti dei bambini uccisi nell’attacco del 2012 alla scuola elementare americana Sandy Hook fossero attori (per questo Jones è ancora in causa con i genitori di due piccole vittime che lo hanno denunciato per diffamazione).
Al momento del ban, InfoWars aveva oltre 2.4 milioni di follower su YouTube (!): a questi milioni di follower, Alex Jones propinava costantemente video che, più che informare, si muovevano per fare propaganda (per sapere qualcosa in più circa l’universo InfoWars, vi suggeriamo di leggere questo articolo tratto da Vice) a tratti contro i migranti, a tratti contro la teoria gender, a tratti contro qualsiasi cosa faccia paura all’uomo della strada.
Anche in questo caso, ci si può chiedere se non si tratti di un attacco alla libertà d’espressione (ad opera di un ente privato, con la sua massima discrezionalità. Questo aspetto rimane inqueitante). Probabilmente la penserà così il sottosegretario all’editoria del Movimento 5 Stelle Vito Crimi che ha dichiarato circa una settimana fa: “Se noi cominciamo a reprimere la libertà di informazione cercando di chiudere le “fake news”, diciamo, di reprimerle, di fatto noi potremmo arrivare un giorno che qualcuno dica “dobbiamo sanzionare le bugie”, le normali bugie che ci diciamo tra di noi, perché di questo stiamo parlando”.
Qual è il vostro parere al riguardo?