15 anni dalla strage di Nassiriya
Sono passati 15 anni dalla strage di Nassiriya, avvenuta il 12 novembre 2003 in Iraq, nella cittadina mediorientale dove si trovava la base dei carabinieri in missione durante la seconda guerra del Golfo. I militari si trovavano in Iraq per la missione “Antica Babilonia” in operazioni di peacekeeping.
15 anni dalle 10.40, il momento in cui un camion di kamikaze legati ad Al Qaeda si schiantò contro la base dei militari italiani. Ci fu un’esplosione che la rase praticamente al suolo, lasciando a terra 19 morti italiani e 9 morti iracheni.
Il camion dei kamikaze fece meno danni di quelli previsti, solo grazie al sangue freddo di Andrea Filippa. Il giovane appuntato dei carabinieri ebbe il riflesso e la prontezza di sparare e uccidere i 2 terroristi alla guida del camion prima che potesse entrare nella base. Il camion esplose così al cancello di entrata, provocando una strage inferiore a quella che sarebbe avvenuta se i terroristi fossero riusciti ad entrare. Filippa perse la vita nel suo eroico tentativo, riuscito, di proteggere quanti più commilitoni possibili.
La testimonianza di un sopravvissuto
Il maresciallo dei carabinieri Antonio Lombardo è sopravvissuto alla strage. Ma ricorda tutto come se fosse ieri, come racconta all’agenzia AGI. “Ci fu un’esplosione terribile e fummo investiti in pieno dall’onda d’urto, sfiorati da una pioggia di pezzi di corimec e di sassi che correvano veloci come proiettili. Fummo sbalzati a terra, io non mi ritrovai più il fucile tra le mani. Non sentivo niente, ma quello che più mi colpì fu la sensazione di essere immerso in un paesaggio lunare, con una luce innaturale e polvere, lamiere, vetri, infissi e calcinacci sparsi ovunque”.
Il dolore di sapere che i suoi colleghi ed amici potevano essere morti o gravemente feriti. “Avemmo la certezza che c’erano molti feriti gravi, e diversi morti. Provavamo rabbia, e impotenza, cercavamo di trattenere le lacrime, ma era difficile anche perché si trattava non di semplici commilitoni ma di amici, di fratelli con i quali avevamo condiviso momenti belli e momenti difficili”. Per questo “non sapere chi era stato risparmiato dalla tragedia e chi no impastava di incertezza il dolore e rendeva tutto ancora più insopportabile”.
Conclude: “Quello che è successo quel giorno resterà per sempre nel mio cuore e nella mia anima. Un fardello di cui è impossibile liberarsi”.
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