Strage di Erba: riaperto il caso grazie ai servizi de ‘Le Iene’?
Dopo che il caso è passato sotto tre gradi di giudizio (coinvolgendo 26 giudici) e a distanza di 12 anni dai delitti di Erba, il caso potrebbe essere riaperto grazie ai servizi mandati in onda da ‘Le Iene‘. La decisione della Corte di Cassazione è giunta il 12 luglio scorso, quando è stato dato il permesso alle analisi delle prove mai utilizzate nelle indagini. Gli avvocati della difesa, ovvero quelli che difendono gli interessi di Olindo Romano e della moglie Rosa, avranno dunque la possibilità di fare analizzare suddette prove dopo aver comunicato al pubblico ministero la data delle analisi per permettere una contro analisi.
L’obbiettivo è quello di dimostrare che le prove contro i due condannati non sono valide: sia la testimonianza dell’unico sopravvissuto, il quale in un primo momento aveva accusato un uomo mai visto, sia la macchia di sangue trovata sulla foto (manipolata e compromessa secondo la difesa) che la confessione dei due coniugi, convinti ad accusarsi (almeno secondo quanto confidato da Olindo a ‘Le Iene’) nella speranza di evitare una condanna all’ergastolo.
Analisi delle prove mai utilizzate: cosa cambia?
Le prove a cui si fa riferimento sono un mazzo di chiavi, un accendino e diversi reperti biologici che potrebbero contenere tracce di dna e indizi che conducano ad un altro colpevole. Ammettere tali prove prima del giudizio definitivo della Corte di Cassazione è uno spiraglio di speranza per i due coniugi, non è escluso però che in tali reperti non ci siano le prove necessarie a scagionarli. Ciò nonostante i servizi mandati in onda da ‘Le Iene’ hanno messo in dubbio le precedenti decisioni giudiziarie, permettendo alla difesa di portare delle prove potenzialmente risolutive per trovare il colpevole della strage di Erba.
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