La protesta delle saudite contro l’abaya
Le donne saudite indossano l’abaya, il tradizionale vestito islamico di colore nero che non lascia scoperti che gli occhi, al contrario. Il motivo è una forma originale di protesta adottata dalle donne saudite come sfida rispetto all’obbligo di indossare questo abito coprente.
Su Twitter l’hasthag di tendenza è #insideoutabaya, con il quale le donne si fotografano mentre indossano l’abaya al contrario. Il tradizionale vestito integrale che copre tutto il corpo della donna è imposto, secondo un’interpretazione radicale del Corano, a tutte le donne.
Che ora si ribellano e, complice anche l’eco dei social media, vogliono opporsi a questa ancestrale tradizione. (Le donne con) “#insideoutabaya stanno postando immagini in cui indossano in pubblico l’abaya alla rovescia come obiezione silenziosa alla pressione per indossarlo” dice l’attivista Nura Abdelkarim. Una protesta assolutamente pacifica ma molto esemplare in un Paese dove le donne non alzano mai la voce.
Cos’è l’abaya e perché è obbligatorio
L’abaya è un lungo camice nero che copre la donna dalla testa ai piedi, lasciando scoperte solo le mani ed i piedi. Per la testa si usa un altro indumento che copre tutto il volto, tranne una striscia sottile per gli occhi. L’abaya è imposta alle donne dal rigido clero wahhabita e la dinastia Saud. Anche le straniere devono indossare questo abito. Esso servirebbe per evitare la ‘promiscuità’ nei luoghi pubblici.
A vigilare sull’osservanza della regola c’è la temuta muttawia, la polizia religiosa agli ordini del Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizi. Se non si indossa l’abaya si rischiano multe, l’arresto e anche aggressioni, se si incontrano musulmani particolarmente rigidi.
L’abaya è solo un piccolo pezzo del sistema di oppressione delle donne saudite. Esse non possono aprire un conto in banca, avere il passaporto e viaggiare all’estero se non hanno un tutore maschio. Grande pubblicità c’è stata per la possibilità di guidare per le donne, concessa dal nuovo principe Bin Salman. In realtà rispetto alle rigide regole a cui le saudite devono sottostare, si tratta di una concessione davvero marginale. Troppo marginale perché si possa considerare Bin Salman ‘un rinnovatore’, come lo avevano chiamato i giornali anche occidentali.
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