“Accusato di visualizzazione di contenuto proibito”: occhio alla truffa
Qualche anno fa girava sul web un ramsonware, un virus, che bloccava la navigazione e le funzionalità del vostro pc. I malcapitati rimanevano bloccati su una pagina su cui gli veniva comunicato che il blocco del terminale era stato causato dalla Polizia Postale a causa della visualizzazione di materiale pornografico e di contenuti proibiti e si chiedeva il pagamento di una somma di denaro per lo sblocco del pc.
Dopo le numerose segnalazioni, la Polizia Postale ha diramato una serie di comunicati per tranquillizzare gli internauti e fare capire loro che si trattava di un ramsonware, un virus finalizzato ad un estorsione. Nel corso di questi anni, simili tentativi si sono ripetuti e come ogni volta sulle pagine web della Polizia è stato pubblicato un messaggio di avvertimento per gli utenti.
Visualizzazione di contenuto proibito, ecco perché il messaggio non può provenire dalla Polizia
Un altro tentativo di raggiro è stato riscontrato in queste ore sul web. A darne notizia è la fan page della Polizia Postale, sulla quale si trova parte del testo del messaggio incriminato ed un avviso per chi dovesse riceverlo: “Occhio gente non tutto quello che è in rete è vero”. Nel testo si legge: “Ordine di Polizia” in alto, la dicitura è seguita da un indicazione sulla posizione del soggetto e sul sistema operativo utilizzato. Quindi il messaggio vero e proprio con i presunti capi d’accusa a carico del soggetto: “Lei è accusato di visualizzazione/ memorizzazione e/o distribuzione di materiale pornografico di contenuto proibito”.
Dopo una serie di esempi di quale possa essere il contenuto proibito dal soggetto visualizzato (più ampio è lo spettro di possibilità, più persone possono sentirsi chiamate in causa) viene scritto che è stato violato l’articolo 600 del Codice Penale che da definizione del ‘Brocardi’ riguarda invece: “Chiunque esercita su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà ovvero chiunque riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni lavorative o sessuali ovvero all’accattonaggio o comunque al compimento di attività illecite che ne comportino lo sfruttamento ovvero a sottoporsi al prelievo di organi, è punito con la reclusione da otto a venti anni”.
Insomma come negli altri casi, anche in questo ci si trova di fronte ad una forma di allarmismo meschino, finalizzato all’estorsione di denaro o di dati sensibili. Bisogna ricordare inoltre che una simile comunicazione da parte della Polizia non verrà mai data tramite messaggio né tantomeno tramite chiamata, ma sempre di persona e successivamente ad una convocazione in commissariato.