Medici contro la manovra: la prima giornata di sciopero è stata fissata per il 25 gennaio
Nemmeno l’ultima versione della manovra 2019 ha convinto i medici della validità delle misure prese dal governo in ambito sanitario. I sindacati dei medici degli operatori sanitari e dei veterinari contestano la scarsità del finanziamento previsto per il Fondo Sanitario Nazionale 2019 che non permetterebbe di garantire ai cittadini il diritto alla salute né dei contratti di lavoro dignitosi per gli operatori sanitari.
Per tali motivi sono state confermate due giornate di sciopero, la prima si terrà il 25 gennaio e vedrà la partecipazione degli appartenenti ai sindacati: Anaao Assomed – Cimo – Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn – Fvm Federazione Veterinari E Medici – Fassid (aipac-aupi-simet-sinafo-snr) – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-ascoti-fials Medici – Uil Fpl Coordinamento Nazionale delle Aree Contrattuali Medica, Veterinaria Sanitaria.
La seconda giornata, che secondo accordi sindacali vedrà la partecipazione maggiore, non è stata ancora stabilita, la data infatti verrà comunicata la prima settimana di febbraio. Sebbene non si conosca la data di questo secondo giorno di sciopero, è già certa la partecipazione dei medici facenti parte dell’ Aaroi-Emac (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza Area Critica).
Sciopero dei medici contro la manovra: il comunicato
Nel comunicato con il quale è stato proclamato lo sciopero generale della categoria, i sindacati scrivono: “La protestasi rende necessaria a fronte delle deludenti risposte alle precise richieste della categoria: un finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale 2019 che preveda le risorse indispensabili per garantire i nuovi Lea ai cittadini e per onorare i contratti di lavoro scaduti da 10 anni. E’ intollerabile mettere in competizione, su risorse insufficienti, il diritto alla cura dei cittadini e quello ad un dignitoso contratto di lavoro per i professionisti che quelle cure devono erogare”. Nel prosieguo del comunicato viene annunciato inoltre che verranno prese in considerazioni altre forme di protesta, anche legali, per costringere al rispetto della sentenza della Corte Costituzionale sui contratti.