Kevin Prince Boateng, ovvero colui il quale ebbe il coraggio di sfidare gli ultras della Pro Patria, lanciandogli contro un pallone e ottenendo la sospensione dell’incontro (una amichevole del gennaio del 2013 del suo – allora – Milan a Busto Arsizio), ha parlato al ‘Corriere della Sera’ del razzzismo oggi in terra tricolore.
Una situazione peggiorata da quel gennaio, a suo dire: “Non mi pare che nel frattempo siano stati compiuti passi avanti. Se possibile la situazione è peggiorata visto che all’epoca nei miei confronti si scagliarono 50 tifosi. A San Siro l’altra sera erano 10 mila. Mi sono sentito male per Koulibaly e per chi ha dovuto assistere alla scena provando dolore”.
E a Salvini che ha teso a minimizzare gli ululati della curva nerazzurra, Boateng ha così replicato: “Questo è razzismo. Chi fa queste urla sappiamo perché le fa, per certe persone chi è di colore è una scimmia. Poi certo in una curva ci saranno anche gli ignoranti che imitano gli altri pensando che sia giusto farlo. Provi a chiedere a Koulibaly come si è sentito, uscendo dal campo. Glielo dico io, era sotto un treno. Per Salvini l’arbitro ha fatto bene a non sospendere la partita? È in errore, Koulibaly si sentiva male e secondo me anche qualche giocatore dell’Inter. Fermarsi sarebbe stato giusto anche per i milioni di persone che guardavano la partita in tv. Vorrei solo che la gente capisse cosa significa essere insultato per avere la pelle nera. Dobbiamo aspettare che ci scappi il morto?”.