
In Ungheria Blanka Nagy, diciannovenne studentessa di Kiskunfélegyháza che ha attaccato duramente Orban in un discorso pubblico di 7 minuti, è diventata il nemico pubblico. Quotidianamente i media la bersagliano con insulti e invettive.
Sono bastati 7 minuti a Blanka Nagy, studentessa di appena 19 anni, per divenire uno dei nemici del governo ungherese guidato da Orban. Sì, perché in quei 7 minuti la ragazza ha avuto non solo il coraggio di denunciare l’ingiustizia fatta dal governo approvando una legge (quella sulle 400 ore di straordinari) che è al limite dello schiavismo, ma ha anche apertamente detto a tutta la maggioranza che sta distruggendo l’Ungheria: “Sono una banda di ladri che si arricchisce col denaro dei contribuenti mentre la gente normale vive nella paura di non farcela ad arrivare a fine mese” e che tutti quelli che ne fanno parte dovrebbero avere la decenza di dimettersi: “Ho un messaggio per questa gente: dimettetevi e andate a fottervi!”.
Inevitabile, in un Paese in cui gli oligarchi controllano 432 testate giornalistiche e l’opposizione mediatica praticamente non esiste che la giovane che ha sollevato la voce potesse diventare bersaglio della critica, ma non ci si attendeva che gli argomenti di critica si limitassero ad insulti personali e sessisti come: “Miserabile Vacca”, “Puttana di Strada” o “Spregievole donna arrivista”. Nessuno in questi mesi (il discorso risale al 15 dicembre scorso) ha preso le sue difese, anzi la coraggiosa Blanka è stata ammonita dal preside e dai docenti che con simili esternazioni si gioca il futuro universitario.
Ungheria: diciannovenne insultata sulla stampa perché critica Orban
Blanka sogna di diventare una regista, non teme minacce e insulti ed è disposta a compromettere le sue ambizioni, se per raggiungerle si deve tappare la bocca e piegare ad un sistema che vuole fare emergere un’unica voce. A dirlo è la stessa studentessa 19enne in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Der Spiegel in cui spiega che la vita l’ha messa di fronte a sfide ardue sin da quando era piccola, sfide che le hanno permesso di toccare con mano problemi evidenti del suo paese, come lo sfruttamento lavorativo (la mamma è operaia della Mercedes) e il disastroso sistema sanitario nazionale (il papà è morto di cancro).
Conscia che questi problemi non sono solo suoi, ma di tutta la nazione, la ragazza è disposta a continuare a lottare e contestare pubblicamente il governo, perché come dice lei stessa: “La questione non sono io o il mio futuro, ma il disastro cui quella gente ha portato il mio paese e la vita quotidiana della gente normale”.