Dopo la guerriglia di sabato sera per lo sgombero dell’Asilo Occupato, il consigliere leghista: “Ci vuole un po’ di Scuola Diaz”. Ma poi si scusa

Dopo gli sconti tra manifestanti e forze dell’ordine di sabato sera– quando gli antagonisti sono scesi in piazza per mostrare il proprio dissenso dopo lo sgombero dell’Asilo Occupato – il capogruppo della Lega alla Circoscrizione 6 di Torino, Alessandro Ciro Sciretti, ha pensato bene di scrivere uno status in cui viene rievocata la Scuola Diaz come esempio di buona gestione della forza da parte delle forze dell’ordine.

Come riportato da NeXtQuotidiano, queste sono le parole del Signor Sciretti: “Ditemi voi se tutto questo è accettabile. Nessuna pietà, nessuna, per queste persone. Le forze dell’ordine sono troppo limitate nei loro poteri. Ci vuole un po’ di Scuola Diaz”.

Classe ’89, Sciretti forse non ricorda bene quanto accaduto alla Scuola Diaz in occasione del G8 di Genova, una delle pagine più nere della Seconda Repubblica (basti pensare al racconto di Michelangelo Fournier, vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma: “Arrivato al primo piano dell’istituto ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana. Sono rimasto terrorizzato e basito quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: ‘basta basta’ e cacciai via i poliziotti che picchiavano. Intorno alla ragazza per terra c’erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze”).

Di seguito, per rinfrescare la memoria (anche nostra, ché non fa mai male), un servizio giornalistico dei tempi:

Il consigliere di circoscrizione ha poi ritrattato sempre sul social: “Mi richiamo sempre alla legalità. Per questo, il riferimento ai fatti della Diaz non è, e non può essere preso, come una seria riflessione, ma solo ed esclusivamente come una provocazione. La Diaz non è una pagina felice né giusta della storia del nostro paese, perché lo Stato deve sempre agire nel solco del diritto. Per questo, mi scuso“, aggiungendo poi come quanto scritto sia “frutto della rabbia di fronte alla violenza cieca e al vandalismo indiscriminato che il movimento antagonista sta riversando in città in questi giorni. Rabbia che nasce dall’amore verso la mia Torino e da una storia politica che mi ha visto, molto spesso, oggetto di attenzioni indesiderate da parte di chi preferisce la violenza alla dialettica politica”.