Intervista all’attore teatrale Luigi Fiorenti
Oggi è un vero piacere per noi avere ospite in redazione una giovane stella del panorama teatrale italiano: parliamo di Luigi Fiorenti, che in ESCLUSIVA abbiamo avuto modo di intervistare per analizzare tanti aspetti della sua carriera e non solo.
Ciao Luigi, ti sei diplomato alla ‘Bernstein School of Musical Theatre’ di Bologna: quali sono gli aspetti più importanti che ti ha lasciato questa esperienza formativa?
Credo che sia stata la scelta giusta per la mia formazione artistica. Devo sopratutto ringraziare Pino Lombardo e Shawna Farrell, la direttrice dell’accademia, grazie alla quale sono riuscito a comprendere la professionalità e la preparazione che ci vogliono per affrontare uno spettacolo in generale e principalmente il musical. Il suo amore per le discipline artistiche traspariva da qualsiasi sua lezione e credo che grazie a quel percorso adesso riesco ad essere più sicuro, preparato e allenato. Una formazione a 360 gradi e adesso la Bsmt offre molte più ore e lezioni, quindi ogni anno sempre meglio.
Nella tua giovane carriera hai già partecipato a diversi musical: cos’è per te il teatro e come si giudica un buon attore teatrale?
Mi sono affacciato al mondo del teatro da piccolo, ero balbuziente e avevo scoperto che c’era un modo per comunicare senza stopparmi o frenarmi e da li è nata la mia passione. Il teatro ha rappresentato un modo di comunicare diverso e adesso per me è sempre comunicazione, è un veicolo che permette di far rivivere mille situazioni ed un modo per continuare a giocare e trasmettere. Per me si riconosce un buon attore dalle continue domande che si pone e dalla continua ricerca che fa su se stesso. Una ricerca nell’essere più onesto possibile con il personaggio che porta in scena. Un buon attore teatrale si pone sempre domande nuove ed è in una continua ricerca della verosimiglianza e delle sfumature che possono aiutarlo a rappresentare meglio il personaggio.
Luigi Fiorenti analizza con noi il panorama artistico italiano
Hai lavorato più di una volta con registi come Saverio Marconi e Claudio Insegno: in cosa trovi simili questi due grandi artisti e con chi ti sei trovato più a tuo agio o comunque più in sintonia?
Sono entrambi dei registi fantastici e non riesco a fare paragoni. Con Saverio ho iniziato a muovere i primi passi in questo ambiente e ha sempre rappresentato la ‘Compagnia della Rancia’, un’icona per il musical in Italia, a lui devo i miei inizi e le mie basi, e i consigli che ancora mi porto dietro. Ho iniziato con ‘Grease’ e ‘Pinocchio’ e non potevo augurarmi di meglio. Claudio mi ha permesso di fare un cambio, una crescita artistica. Con lo spettacolo ‘Spamalot’, grazie alla sua regia, sono riuscito a sentirmi sempre più a mio agio in scena e ad essere più libero di creare, giocare, inventare ed è un regista che costruisce insieme a te i personaggi e mi sono trovato davvero bene, oltre alle risate continue.
Nell’era dei talent e reality show, credi che chi ha un percorso formativo e professionale ‘tradizionale’ come il tuo sia in qualche modo penalizzato da questa nuova corrente mediatica?
In realtà non sono solo i reality show e i talent a penalizzare questo ambiente, ma sicuramente danno il loro contributo. In Italia manca proprio la cultura teatrale e l’interesse da parte del pubblico. I produttori teatrali, molte volte, sono costretti a fare scelte di spettacoli legate alla vendita e i titoli sono sempre i soliti. Certo i reality show sfornano sempre ‘Talent’ ed il pubblico italiano vive tanto di personaggi della tv. Non saprei come trovare una soluzione. Sono comunque felice di aver scelto questo percorso, si ritorna agli anni in cui la gavetta la faceva da padrone.
Qual è il sogno professionale e personale che vuoi realizzare entro pochi anni?
Sicuramente si pianifica sempre a lungo termine, ed è quello che sto facendo. Man mano si aggiungono tasselli per arrivare a fare un ruolo da protagonista. Mi auguro di avere l’occasione per poterlo fare e creare nuovi obiettivi. Ci sono tanti progetti in ballo e lascio che la mia determinazione e il tempo facciano il loro compito.
Simone Ciloni