Chi era Gianfranco Funari: biografia e curiosità

Gianfranco Funari
Gianfranco Funari

Tutto su Gianfranco Funari.

Come vi abbiamo segnalato attraverso le anticipazioni dei programmi televisivi in onda questa sera (qui), Enrico Lucci, su Raidue, sarà protagonista di uno speciale, dedicato a Gianfranco Funari. Ecco, dunque, qualche nota biografica sul giornalista e conduttore televisivo.

Gianfranco Funari è nato a Roma, il 21 Marzo 1932. E’ nato in una famiglia un tempo benestante essendo stato suo bisnonno il cocchiere ufficiale di papa Pio IX; la sua azienda con i cavalli e le carrozze andò, però, distrutta a causa di un’esondazione del fiume Tevere e la famiglia Funari divenne perciò poverissima. Il padre era un tipografo romano di idee socialiste e la madre Laura una casalinga. Come primo impiego lavorò presso la Manetti & Roberts, in seguito presso una ditta di acque minerali in qualità di rappresentante e successivamente, grazie ad un incontro fortuito con un ispettore esperto di gioco d’azzardo, si appassionò al mondo dei casinò e decise di lavorare come croupier prima a Saint-Vincent (dove prestava servizio anche suo fratello maggiore come comandante della tenenza dei Carabinieri di Aosta), poi ad Hong Kong, Macao, Singapore e Bangkok, diventando negli ultimi due anni il capo del personale di una casa da gioco.

Dopo alcune esibizioni amatoriali come cabarettista in vari locali romani come Il Giardino dei Supplizi e il Sette per Otto, nel 1967 fu notato da Oreste Lionello, che gli propose di entrare nei suoi spettacoli, e dall’entourage di Mina, che lo fece approdare al Derby di Milano, dove debuttò il 30 aprile 1969m interpretando dei monologhi di satira di costume. Nello stesso anno e fino al 1969, debuttò nel programma “La domenica è un’altra cosa”, condotto da Raffaele Pisu, cui fece seguito il programma di Castellano e Pipolo “Foto di gruppo” (1974), condotto dallo stesso Pisu. Per la seconda rete, nel 1975, conduce, insieme a Minnie Minoprio e il Quartetto Cetra, la trasmissione “Più che altro un varietà”. Nel 1976, condusse insieme a Claudio Lippi e Renato Carosone il programma televisivo “Per una sera d’estate”.

Nel 1973, incide un singolo con due canzoni: “Io faccio niente” e “A 80 anni è vietato morire”. Nel 1978, scrisse un romanzo, “Famiglia svendesi”, e l’anno seguente recitò nel film di Domenico Paolella, “Belli e brutti ridono tutti”.

Come conduttore di programmi di attualitàm debuttò sul piccolo schermo su Telemontecarlo nel 1980, con la trasmissione “Torti in faccia”, con una formula innovativa che proponeva contenziosi verbali fra categorie di semplici cittadini, formula che ripropose con successo con “Aboccaperta”, il quale andò in onda dal 1981 al 1983 sulla rete monegasca. Finalmente, venne chiamato dalla Rai: fu Giovanni Minoli, capostruttura di Rai 2, a dargli l’opportunità di condurre un programma nell’azienda di stato. “Aboccaperta” andò in onda sulla seconda rete nazionale dal 1984 al 1987 nella seconda serata del venerdì. Prima del passaggio ufficiale condusse, nell’autunno del 1983, “Campanile cena” e, nella prima parte del 1985, anche il programma domenicale “Jolly goal”, sempre su Rai 2.

Biografia e curiosità su Gianfranco Funari

Nel 1987, sposò in seconde nozze Rossana Seghezzi, ballerina della Scala (da cui si separerà nel 1997) e inaugurò le trasmissioni nella fascia meridiana di Rai 2 con la trasmissione “Mezzogiorno è…”, che andrà avanti per tre stagioni, fino a quando, a causa dell’invito fatto a Giorgio La Malfa e non gradito dai vertici dell’azienda, fu allontanato; riprese ad arringare il pubblico mettendo i politici alla gogna, sulla stessa falsariga e secondo il suo stile ormai delineato, con “Mezzogiorno italiano” su Italia 1 (1991-1992). In precedenza, per la RAI, aveva condotto anche “Improvvisando”, assieme a Ramona Dell’Abate e a Giorgio Mastrota, programma andato in onda nell’estate e all’inizio dell’autunno 89.

In quegli anni, inventò un nuovo modo di fare pubblicità, intercalando senza alcuna soluzione di continuità la conduzione della trasmissione e la promozione di un prodotto sponsor. In questo modo veniva annullata ogni distinzione tra il programma e il messaggio promozionale; ciò fu poi vietato dalle più stringenti normative sugli spot entrate in vigore nel 1995.

Fu testimonial, dal 1988 al 1990, per la carne in gelatina Manzotin, e, dal 1992 al 1995, per il quotidiano nazionale L’Indipendente (da lui anche diretto, con scarsa fortuna, nel 1994), oltre ad essere stato sempre nei primissimi anni Novanta testimonial dell’Innocenti. Nel periodo di Mani Pulite, la critica politica dei suoi programmi si fece molto più serrata, attaccando ancora di più i partiti coinvolti negli scandali. Successivamente, su questi temi, intervistò, ad Hammamet, Bettino Craxi, condannato in contumacia.

A causa di alcuni dissapori con Silvio Berlusconi, fu costretto a lasciare anche la Fininvest, alla quale intentò una causa per inadempimenti contrattuali presso la Pretura del Lavoro di Monza: il suo contratto sarebbe scaduto il 30 settembre 1992, ma “Mezzogiorno italiano” era stato sospeso dal 21 luglio precedente, cosicché le ultime 63 puntate previste erano state annullate. Inizialmente avrebbe dovuto firmare un contratto con la RAI, per condurre due programmi al sabato su Rai 3: il primo nella consueta fascia di mezzogiorno, l’altro, che avrebbe dovuto intitolarsi, appunto, “Sabato con Funari”, in prima serata, a partire dal 3, o dal 10 Ottobre 1992.

Fu definito un accordo nell’agosto precedente con il direttore di rete Angelo Guglielmi, ma la dirigenza del servizio pubblico ruppe le trattative; secondo alcune fonti fu l’allora direttore generale Gianni Pasquarelli in persona, a determinare il mancato ritorno in Rai del conduttore romano. Rimasto disoccupato, tentò di fare concorrenza al duopolio pubblico e privato, con “Zona franca”, in onda su 75 emittenti locali dell’intero territorio nazionale, che trasmettevano il programma in leggera differita l’una dall’altra per evitare i limiti imposti dalla legge Mammì, su idea dello stesso presentatore romano. La trasmissione era prodotta dal conduttore e da Sandro Parenzo.

Dopo la vittoria della causa contro RTI, ottenne un risarcimento di oltre un miliardo e mezzo di lire, a fronte delle sue richieste iniziali di circa 10 miliardi, quindi fu reintegrato a Mediaset, su Rete4, dove, a partire dal 18 ottobre 1993, ricominciò con le strisce giornaliere “Funari news” e “Punto di svolta” (1993-1995), inframezzate dall’edizione delle 19:00 del TG4, nonché il programma del sabato sera “L’originale”, sulla stessa rete. Dopo la breve parentesi alla direzione del quotidiano “L’Indipendente”, tornò alla televisione con il suo debutto su Odeon TV e Cinquestelle, per cui condusse “Funari live” e “L’edicola di Funari”. Fu il primo esperimento in Italia di una diffusione satellitare in diretta su circuiti televisivi minori. Nella stagione 1995-1996, tornò in Rai con “Napoli capitale”, un talk-show politico diretto da Anna La Rosa che ebbe vita breve. Di nuovo senza contratto, riprese “Zona Franca”, di cui conservò il formato: la diffusione del programma era sempre basata su un circuito di piccole emittenti locali. Ad Antenna 3 Lombardia, conobbe Morena Zapparoli, che sarebbe diventata sua terza moglie, il 24 aprile 2004.

Nel 1997, decise di candidarsi a sindaco di Milano con una sua “Lista Funari”, ma all’ultimo momento rinunciò al progetto, nonostante il buon riscontro ottenuto nei sondaggi. Il successivo 27 dicembre, subì un delicato intervento al cuore, che minò la sua salute ma non la sua verve polemica. Nel Gennaio del 2000, tornò a Mediaset nella sua fascia oraria prediletta, il mezzogiorno, diventando ospite fisso del talk show “A tu per tu”, in onda su Canale 5 e condotto da Antonella Clerici e Maria Teresa Ruta. Dopo l’abbandono della Clerici due mesi dopo la partenza del programma, divenne protagonista assoluto della trasmissione, tornando così a rivolgersi al suo pubblico preferito, le casalinghe, ma senza riuscire ad ottenere lo stesso successo avuto negli anni passati; la trasmissione registrò infatti ascolti poco soddisfacenti e fu cancellata dopo una sola stagione. Fece ritorno, cosi’, sui circuiti televisivi minori come quello di Odeon TV e Cinquestelle, dove realizzò diverse trasmissioni, tra cui “Extra Omnes” e “Virus”, con buoni ascolti. Mandò in onda, tra l’altro, nel 2006, un’intervista esclusiva di Morena Zapparoli a Piergiorgio Welby, la cui battaglia per l’eutanasia fu appoggiata dal conduttore, che partecipò successivamente anche ad eventi per ricordarlo.

In seguito alla polemica con Michele Santoro, nel 2005, registrò per Italia 1, un programma chiamato “La commedia divina”, con la partecipazione di Anna Falchi. La trasmissione non andò mai in onda, ma alcuni spezzoni sono stati mostrati durante lo speciale di “Studio Aperto”, andato in onda il giorno della sua scomparsa. Nel dicembre dello stesso anno, fece ancora parlare di sé con il suo appello lanciato durante l’intervista-verità di Paolo Bonolis, nel corso di una puntata del talk-show “Il senso della vita”: “Ho fatto cinque bypass, tutt’e due le coronarie e tra poco tocca all’arteria femorale. Io ormai la vita me la so’ giocata, ma voi ragazzi, vi prego, non fumate. Non fumate!”.

Apparve come attore in film per il cinema. Nel 2007, avrebbe dovuto recitare nella fiction, in sei puntate, “Lo sbirro”, per la regia di Pasquale Squitieri, progetto poi non concretizzatosi. Recitò, infine, nei cortometraggi “Re Lear – otto Flashback” e “500 mila leoni”, entrambi diretti da Andrea Liberovici su testo di Aldo Nove. Tornò in video su circuiti nazionali nell’aprile del 2007, il sabato sera in prima serata su Rai 1, con la trasmissione “Apocalypse Show”, uno spettacolo che univa lo show alla denuncia sociale, incentrato su un’ipotetica, prossima apocalisse ecologica. A fine 2007, condusse su Odeon TV i suoi due ultimi programmi, “La storia siamo io” e “Funari Late show”.

All’inizio del 2008, fu ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano dove, dopo essere andato in coma diabetico e per 2 volte in coma farmacologico, a causa di gravissime complicazioni polmonari, morì all’alba del 12 luglio, a 76 anni. Le esequie furono nella chiesa di San Marco di Milano. La bara era ricoperta da girasoli e, al suo interno, tre pacchetti di sigarette, un accendino, alcune fiche, e un telecomando per la televisione.

Maria Rita Gagliardi

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