Lorenzo Fioramonti, vice Ministro al Ministero dell’Istruzione, ha spiegato cosa prevede la riforma dell’Università che il M5S starebbe preparando

Il Governo sta lavorando a una nuova riforma dell’Università che dovrà aiutare ricercatori e studiosi a entrare più agevolmente nel mondo del lavoro, senza dover prima subire anni (o addirittura decenni) di precariato. A raccontare alcune delle modifiche previste all’ordinamento che tuttora è in vigore è stato Lorenzo Fioramonti, vice Ministro al Ministero dell’Istruzione, raggiunto dai colleghi de Il Messaggero.
Riforma Università, il Governo intende lavorare per ridurre il precariato e facilitare le assunzioni
Riformare l’Università per aiutare i giovani ricercatori, attualmente schiavi di un precariato che sembra infinito, ad inserirsi prima nel mondo effettivo del lavoro eliminando tutta una serie di strumenti che favoriscono il permanere dei ricercatori in Ateneo anche senza un contratto a tempo indeterminato. Via, dunque, borse di studio post dottorato, contratti triennali a tempo indeterminati di tipo A e contratti di varia natura. Al dottore, dopo il conseguimento del suo dottorato di ricerca, saranno concessi 5 o 6 anni di lavoro all’interno dell’Università, anni nel corso dei quali dovrà cercare di ottenere una cattedra: oltre questo periodo di tempo non si andrà più e il ricercatore in questione sarà fuori dal sistema universitario. Ciò significa che dovrà cercare un lavoro in un altro settore. Queste le idee del Governo per riformare l’Università annunciate ai microfoni de Il Messaggero da Lorenzo Fioramonti, vice Ministro al Ministero dell’Istruzione.
Riforma Università, Lorenzo Fioramonti: “Meglio fuori dall’Università a 30-35 anni che non a 45”
L’intenzione è, quindi, quella di anticipare l’entrata in ruolo effettivo, con la vittoria di un concorso a cattedra, di quanti avranno conseguito un dottorato. Come? Limitando, appunto, a 5 gli anni di precariato post dottorato. Un sistema brutale? “Lo so, ma meglio essere espulsi dall’università tra i 30 e i 35 anni che a 45. Per questo dobbiamo limitare il preruolo e riformare il sistema dei concorsi. Con commissioni sorteggiate avremo due selezioni: una nazionale per il 50 per cento dei posti e una, per l’altra metà, gestita direttamente dai rettori. Poi ridurremo i posti di ricercatori di tipo A per trasformarli progressivamente in contratti di tipo B”, ha risposto Fioramonti. Intanto, si attende che vengano assunti 1511 ricercatori ma per avviare questo iter bisogna attendere i bandi di concorso emanati dai rettori degli Atenei perché non si tratta di posti di lavoro afferenti all’ambito della Pubblica Amministrazione.
(Immagine di repertorio)
(Fonte: Il Messaggero)