Denunciò inutilmente 12 volte il marito e venne uccisa: Corte appello, “non fu colpa dei giudici, risarcimento da restituire”

Denunciò 12 volte il marito e venne uccisa: Corte appello, "non fu colpa dei giudici, risarcimento da restituire"
Marianna Manduca

“Il marito l’avrebbe comunque uccisa”, nessuna responsabilità dei giudici 

“Il marito l’avrebbe uccisa lo stesso”. Con questa sintetica motivazione la Corte d’Appello di Messina ha annullato il risarcimento a favore dei figli di Marianna Manduca, la donna che venne uccisa nel 2007 dal marito che aveva denunciato ben 12 volte. 

La morte di Marianna fu davvero annunciata. Per 12 volte la donna denunciò il marito che la minacciava seriamente di morte perché dopo la separazione lei aveva ottenuto l’affidamento dei figli. L’ultima volta la minacciò mostrandole un coltello e dicendole inequivocabilmente: “Io con questo ti ucciderò“. Marianna aveva denunciato anche quella volta; inutilmente. Il 3 ottobre 2007 il marito, Saverio Nolfo, le tende un agguato in macchina dove la donna viaggia col padre: la sperona, ferisce il padre, insegue Marianna e la uccide a coltellate.

Per quel terribile omicidio, la corte in primo grado aveva deciso che sussisteva la responsabilità dei magistrati che erano rimasti sostanzialmente inerti nonostante la donna avesse denunciato il marito ben dodici volte. Ora però la Corte d’appello torna indietro: “il marito l’avrebbe uccisa lo stesso”, ergo il risarcimento di 250mila concesso ai figli della vittima va restituito. 

Le motivazioni in primo e in secondo grado 

Dopo la morte di Marianna Manduca, i giudici di primo grado avevano concesso ai figli della donna ammazzata 259.200 euro di risarcimento sulla base del fatto che la magistratura non aveva fatto tutto il necessario per tutelare la loro madre. I giudici avevano riconosciuto la responsabilità civile dei magistrati della pubblica accusa che non avevano fatto abbastanza per tutelare Marianna dalle serie minacce compiute dall’ex marito di lei. 
Nella sentenza di primo grado, la magistratura aveva rilevato una “grave violazione di legge con negligenza inescusabile nel non disporre nessun atto di indagine rispetto ai fatti denunciati”. In sostanza questa negligenza era consistita nel “non adottare nessuna misura per neutralizzare la pericolosità di Saverio Nolfo”. La Procura era stata condannata ed ha fatto ricorso. 

In appello, invece, passi indietro; secondo i giudici di secondo grado la Procura fece il possibile, sulla base della legislazione vigente all’epoca, per tutelare la donna e non è possibile rimproverare nulla ai giudici.  I figli della donna uccisa dovranno restituire il risarcimento, perché secondo la Corte non ci sarebbe stato modo di fermare il marito della donna – Saverio Nolfo, condannato a 21 anni – il quale in ogni caso l’avrebbe uccisa. 

Nella sentenza i giudici di secondo grado scrivono che “Nemmeno l’interrogatorio dell’uomo avrebbe impedito l’omicidio della giovane donna”. Anzi, secondo i giudici se la magistratura avesse stretto i ranghi attorno all’uomo, lui avrebbe capito di essere sotto l’attenzione degli inquirenti. In sostanza, secondo la corte, anche se i magistrati si fossero attivati di più a fronte delle 12 denunce l’esito della vicenda – cioè l’omicidio di Marianna – non sarebbe cambiato. 

La protesta di Mara Carfagna

La vicepresidente della Camera, deputata FI Mara Carfagna, si dice “Incredula e indignata”. “La Corte d’Appello dice quindi agli orfani, e a tutti noi, che quel femminicidio non poteva essere evitato, denunciare i violenti è vano. Ci auguriamo che la Cassazione ripristini legalità e giustizia” commenta. 

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