
Oggi l’Unione Europea ha approvato la tanto contestata legge sul copyright che sembra inficiare la libertà di condivisione di contenuti su internet.
La mobilitazione internazionale dei mesi scorsi non è bastata a convincere i parlamentari europei a rimuovere i tanto contestati articoli 11 e 13 dalla nuova legge sul copyright che verrà applicata per tutti i contenuti pubblicati in rete. Sin da quando la legge è stata proposta, sono stati numerosi i cittadini, gli attivisti e gli esperti di internet che si sono lamentati delle conseguenze che avrebbe avuto l’approvazione della direttiva sulla libertà di condivisione e pubblicazione che sino ad oggi ha permesso internet.
La mobilitazione ha portato a lanciare in rete una petizione che nel corso del tempo ha raggiunto i 5 milioni di firmatari. Lo scorso weekend 200.000 persone sono scese in piazza in varie città europee, i contestatori hanno messo in rete una lettera in cui esprimevano tutte le loro perplessità, e sono stati numerosissimi i cittadini che hanno contattato direttamente i parlamentari per chiedere un voto contrario alla direttiva. Alla protesta si è unita anche Wikipedia che ha oscurato le sue pagine in Danimarca, Germania, Estonia e Slovacchia a partire dal 21 aprile, mentre l’Italia si è unita solamente nella giornata di ieri.
Approvata la legge sul copyright, internet è morto?
Le proteste non hanno raggiunto lo scopo, la legge è passata oggi con 348 voti a favore e 273 voti contrari. Non è passata nemmeno la possibilità di votare degli emendamenti che permettessero di rimuovere i singoli articoli (chance sfumata per soli 5 voti). I tanto temuti articoli 11 e 13 sono dunque divenuti realtà, ma questo cosa comporta? Si tratta davvero della fine di internet per come lo conosciamo?
Per quanto riguarda l’articolo 13 si tratta di un divieto per le app ed i siti che condividono materiale protetto da diritto d’autore traendone un profitto economico: quello di pubblicare tali contenuti senza aver raggiunto previamente un accordo con l’autore del contenuto (o la società che ne gestisce i diritti). Le aziende dovranno quindi ottenere un consenso per la condivisione e applicare dei software di nuova generazione che contengono dei filtri appositi che impediscano di pubblicare contenuti non leciti.
L’articolo 11 prevede invece che gli editori stringano degli accordi con tutte le aziende su internet al fine di evitare che vengano condivise porzioni di testo di un articolo o di notizie. Sono dunque vietate le citazioni, escluse “Singole parole o brevi estratti”, di un articolo originale, qualora non sia lo stesso autore o l’editore del giornale o del sito per cui scrive ad acconsentire alla citazione. Il timore diffuso è che gli algoritmi su cui si basano i software non siano in grado di riconoscere l’effettiva violazione del copyright dall’utilizzo lecito dell’estratto e che, dunque, vengano bloccati contenuti perfettamente leciti.
Se si tratti o meno della fine di internet (per come lo conosciamo) è da vedere nei prossimi mesi, quando si capirà quanto sarà rigido il divieto e in che misura verrà applicato. Nella legge ci sono anche delle misure tese a non penalizzare le piccole aziende: è previsto che tutte quelle aziende che hanno meno di tre anni di attività, ovvero quelle che idealmente non possono pagare i diritti o i nuovi software, e tutte quelle che hanno un fatturato inferiore a 10 milioni di euro annui e un afflusso inferiore a 5 milioni di utenti unici al mese, siano escluse dai divieti presenti nell’articolo 13.