Intervista al Pres. Del Prete per parlarci di diversi temi su salute e omeopatia
Oggi abbiamo deciso di porre la nostra attenzione su un tema importante riguardante la salute. A livello internazionale ci sono diversi tipi di approcci terapeutici (che possono accostarsi o meno alla medicina tradizionale) ed è nostra intenzione scoprire pian piano i diversi aspetti delle singole filosofie mediche. Ovviamente non vogliamo influenzare o indicare ai lettori cosa sia giusto fare per contrastare o prevenire i diversi problemi di salute, solo cercare di approfondire quelle che sono le diverse realtà oltre a quella convenzionale. Per l’occasione abbiamo intervistato il Dottor Marco Del Prete (Presidente della AMIOT), che in ESCLUSIVA ha risposto alle nostre domande sul tema omeopatia.
Buonasera Dott. Del Prete e grazie per il tempo che ci ha dedicato. In primis vorremmo che sia lei a illustrarci cosa rappresenta l’omeopatia e come si spiega questo netto contrasto da parte della medicina tradizionale a livello nazionale? Ci sono Paesi nel mondo dove l’omeopatia ha conquistato una fetta decisiva di pazienti?
La Medicina non può, nel suo continuo divenire, definirsi una scienza esatta, quanto piuttosto una prassi che utilizza strumenti mutuati dalle scienze esatte per addivenire a risultati attendibili e riproducibili; la stessa Omeopatia, nel rispetto della sua peculiare radice concettuale, si è evoluta come tutto il resto del pensiero medico, prova ne sia che recentemente nel bagaglio terapeutico omeopatico, che ha sempre tradizionalmente attinto dal mondo vegetale, minerale ed animale, si sono aggiunte molecole di nuova acquisizione. Mi riferisco alle cosiddette molecole messaggere, ossia le parole che il sistema biologico utilizza per coordinare i sottosistemi che lo compongono e che si regolano attraverso un dialogo reciproco ed incessante. Questa complessa organizzazione che comprende citochine, ormoni, fattori di crescita, neuromediatori e neuropeptidi si esprime su registri “sussurrati”, nell’ordine di microgrammi e nanogrammi ed è la dimostrazione diretta di come le basse dosi siano una nuova chiave interpretativa della biologia, ancor prima che un metodo terapeutico. L’efficacia dell’utilizzo di molecole messaggere utilizzate in terapia in dosi “omeopatiche” che altro non sono che le fisiologiche concentrazioni in cui tali molecole sono espresse, ha trovato conferma clinica e sperimentale; le evidenze in tal senso sono state pubblicate su riviste ad alto impatto e non di settore ed i lavori scientifici condotti da gruppi di ricerca estranei al mondo omeopatico. L’utilizzo di bassi dosaggi farmacologici è reso possibile da una tecnica farmaceutica definita SKA (Sequential Kinetic Activation) che consente alle nano concentrazioni di essere attive anche al di sotto di quella che è la dose minima considerata normalmente efficace. Recentemente studi provenienti dal gruppo di ricerca del prof. Bellare, ad esempio, hanno potuto dimostrare la presenza di molecole chimiche anche nelle diluizioni abitualmente considerate oltre il numero di Avogadro, avvalorando l’ipotesi che l’Omeopatia agisca secondo i principi della chimica e appartenga al nascente capitolo della farmacologia delle microdosi. Ritengo non corretta l’affermazione di un contrasto con la medicina tradizionale: noi siamo medici rigorosamente tradizionali che mai negheremmo un antibiotico o un cortisonico ove fosse necessario e chi lo facesse sarà responsabile di un atto medico sbagliato e se ne assumerà tutta la responsabilità, come per qualunque leggerezza o errore medico in qualunque comporto della medicina e della sanità. Sono poi numerosi i corsi di Medicina Complementare e Master di secondo livello, organizzati dai più prestigiosi atenei italiani e altro non fanno che rispondere ad una precisa domanda di approfondimento che viene dai medici stessi e dai pazienti che ricercano interlocutori qualificati. L’alto profilo culturale e scientifico di questi corsi è sotto gli occhi di tutti e ne giustifica la rinnovata e crescente richiesta. Diverso è il problema degli atteggiamenti pregiudiziali che sono una sorta di sordità voluta: il pensiero omeopatico rilegge paradigmi consolidati (senza negarli) e questo credo disturbi chi ama coltivare piccoli orticelli sotto casa. Ma intravedo anche questioni di farmaco-economia. Il fatturato dell’Omeopatia è meno di una goccia del mare ma i pazienti che la utilizzano sono spesso particolarmente consapevoli e fanno un uso attento e parsimonioso dei farmaci (ovviamente non sono prerogative esclusive). Non amano assumere antibiotici per un’influenza, abusare di inutili antinfiammatori o utilizzare inibitori di pompa protonica per favorire la digestione. Più che pazienti Low Dose sono pazienti Low Cost e in Europa più di 100 milioni di persone utilizzano l’omeopatia; 600 milioni nel mondo. In Svizzera dal maggio 2017 l’omeopatia insieme ad altre 4 terapie complementari sono state equiparate alle altre specialità mediche e sono rimborsate dal sistema assicurativo sanitario. Esistono numerosi Servizi Sanitari pubblici in tutta Europa dedicati alle terapie complementari, in Germania, in Gran Bretagna, in Svezia, in Austria, In Lituania e come si è detto in Svizzera. E tralasceremo di parlare di realtà ancora più consolidate che riguardano il resto del mondo. Ricordiamo in tal senso anche l’importante esperienza del Servizio Sanitario Toscano che conferma il gradimento e la praticabilità di tali progetti.
Partendo dal presupposto che in questo spazio non vogliamo indicare alle persone la scelta di un approccio terapeutico rispetto ad un altro, ma quali sono a suo parere i campi dove l’omeopatia riceve maggiore successo e cosa la ha spinta personalmente a intraprendere questo percorso?
Mi è capitato spesso di incontrare pazienti convinti che l’approccio omeopatico fosse utile in ambiti relativamente semplici, quasi a sostegno di una scontata autoguarigione mentre contesti clinici più severi richiedessero inevitabilmente interventi più decisi ed aggressivi. Io credo al contrario che l’Omeopatia possa essere utile anche in situazioni cliniche di particolare gravità. Il problema non è la gravità ma la priorità. E’ prioritario salvare la vita del paziente, intervenire chirurgicamente ove necessario, controllare il dolore ma tutto questo non esclude che in ragionata contemporaneità si possa agire sul terreno reattivo. Recentemente sono state sperimentate strategie di avvicendamento in ambito reumatologico tra terapia convenzionale e terapia low dose. La prima ha efficacemente spento il processo infiammatorio, la seconda ha mantenuto il vantaggio acquisito meglio di quanto non abbia fatto la terapia convenzionale che è stata continuata nel gruppo di controllo. Gli ambiti applicativi della terapia omeopatica sono decisamente ampi, ma le patologie in cui ha dimostrato maggiore efficacia anche in base a revisioni sistematiche, RCT, studi osservazionali sono: l’allergia , le infezioni ricorrenti delle vie aeree superiori, le patologie autoimmuni, le sequele ed i problemi post-operatori, l’insonnia, la depressione, la terapia antalgica in particolare con l’utilizzo di farmaci iniettivi, il colon irritabile, le diarree infantili.
Intervista al Dott. Del Prete e noto omeopata
Uno dei problemi principali di questa stagione rappresenta la stanchezza fisica e mentale e le riniti (allergiche e non). Quale può essere un approccio valido a suo parere per queste due situazioni?
Come dicevo, la malattia allergica è uno degli ambiti applicativi più interessanti dell’Omeopatia. Il paziente allergico ed in particolare i bambini hanno bisogno spesso di interventi immediati, pensiamo alla necessità di controllare lo spasmo bronchiale in un paziente asmatico. Tuttavia è interessante osservare come anche nelle aree urbane in cui certo animali e piante non sono presenze dominanti, le allergie siano andate peggiorando. Esistono tanti aspetti relativi al nostro modello di vita occidentale dallo stress, all’alimentazione scorretta, addirittura una igiene eccessiva che probabilmente contribuiscono a mantenere una certa disposizione allergica del sistema immunitario. L’utilizzo delle giuste “parole messaggere” in dosi fisiologiche oltre ad una opportuna correzione dello stile di vita contribuiscono a correggere e stemperare questo squilibrio di fondo. In particolare diluizioni omeopatiche di interferone gamma ed interleuchina 12 incominciate mesi prima del periodo allergico contribuiscono a spegnere le braci su cui arriveranno gli allergeni come fiammiferi accesi. Poi, quando i sintomi manifesteranno , potremo associare ai farmaci più convenzionali una variegata strategia di farmaci low dose che risultano particolarmente efficaci e privi di effetti collaterali, dalla Luffa Opercolata alle Uova di Coturnice. Anche per la spossatezza primaverile esistono molte soluzioni interessanti. Spesso viviamo una quotidianità desincronizzata e poco rispettosa dei ritmi della natura, con il sole elettrico degli apparecchi elettronici che illumina a giorno i nostri orologi biologici. Quando arriva il grido della primavera è come se pretendesse da noi poveri alberi antropomorfi le stesse straordinarie prestazioni di tutte le altre fioriture. Anche in questo caso una buona alimentazione alcalinizzante, un riequilibrio dell’ecosistema intestinale possono giocare un ruolo fondamentale. Esistono anche parole spendibili per superare il jet lag stagionale, ad esempio la serotonina e melatonina in low dose. Anche in questo caso la strategia è di regolazione, ossia si cerca di recuperare una buona sensibilità dei recettori cellulari che sono le orecchie molto sensibili con cui le cellule significano i messaggi, affinché le nostre serotonina e melatonina ( quindi non quelle che somministriamo) possano essere meglio udite. E poi ci sono interessanti piante adattogene che vengono da tradizioni etniche molto antiche ad esempio la Withania somnifera o la Morinda Citrifolia che contribuiscono a superare il senso di spossatezza.
Lo stress e una vita disordinata sono ormai all’ordine del giorno nella società moderna. Sono sempre più numerosi i casi di intestino irritabile; cosa si sente di consigliare ai pazienti che ricorrono alle sue consulenze dopo aver fatto esami strumentali non riuscendo a trovare un proprio equilibrio?
Il colon irritabile è un problema sociale che contribuisce ad alimentare la spesa sanitaria. Si dice spesso che l’intestino sia un secondo cervello ma a ben vedere ha una complessità che potrebbe fare invidia al primo. Abbiamo cento trilioni di batteri che lo abitano, 10 batteri per ogni cellula somatica. In altri termini è davvero difficile sentirsi soli. Ma questo variegato ecosistema che peraltro comprende anche virus, miceti, protozoi, archeobatteri esprime un DNA molto più pesante del nostro ed interviene in complessi meccanismi di assorbimento, trasformazione ma anche immunomodulazione. Il rapporto tra noi ed i batteri inizia già a livello placentare e continua poi tutta la vita. Sono molti i fattori che contribuiscono all’insorgenza del colon irritabile ma volendoli riassumere direi che sono il frutto di una complessità che rende il sistema metastabile. La mente e l’intestino interloquiscono incessantemente: non solo una mente stressata può modificare molti aspetti dell’attività intestinale dalla motilità all’assorbimento ma la composizioni di molti neuromediatori che si formano nell’intestino cambia quando l’intestino stesso è disturbato da fenomeni fermentativi o putrefattivi e può condizionare i nostri processi cognitivi. La nostra scuola propone un approccio al problema che con una metafora potremmo definire in tre fasi: bonifica, concimazione e semina. La prima viene effettuata con gel al silicio che assorbono metalli pesanti, endotossine batteriche, scorie radioattive. Poi si utilizza del Colostro bovino particolarmente purificato che nutre la mucosa e ne migliora la permeabilità selettiva ed infine si procede alla semina con adeguati probiotici. Anche in questo caso l’omeopatia fornisce e propone molte soluzioni farmacologiche che possono contribuire a modulare il processo infiammatorio e regolare la motilità intestinale in modo “personalizzato”, parola chiave che è assolutamente centrale nel sistema di salute proprio dell’Omeopatia.
Simone Ciloni