
La ditta che si occupava del restauro della cattedrale di Notre Dame ha ammesso che gli operai fumavano sulle impalcature, ma ha rigettato l’ipotesi che proprio le cicche possano aver causato l’incendio.
Le immagini del rogo che ha distrutto uno dei monumenti più famosi di Parigi, la cattedrale di Notre Dame, hanno fatto il giro del mondo, generando moti di solidarietà in tutto il mondo. Una volta estinto l’incendio e passato il timore che tutta la struttura potesse andare distrutta a causa delle fiamme, in molti si sono offerti di effettuare delle raccolte fondi per aiutare nella ricostruzione del monumento. In Italia è stata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, a mettersi in prima linea per chiedere l’intervento del governo (non senza qualche polemica).
Ad oltre una settimana di distanza dall’accaduto, la polizia francese indaga sulle cause che hanno causato l’incendio. Esclusa la pista dell’incendio doloso, infatti, si cerca di capire da dove sono partite le fiamme e l’ipotesi più probabile è che l’incendio sia partito da un corto circuito. I primi ad essere ascoltati dagli investigatori sono stati i proprietari della ditta di costruzioni, ‘Le Bras Freres‘, che si stava occupando dei lavori di restauro.
Notre Dame, l’impresa ammette: “Gli operai fumavano sull’impalcatura”
Dall’interrogatorio è emerso come la ditta responsabile del restauro abbia ammesso l’infrazione del divieto di fumo da parte dei propri operai: “C’era in effetti il divieto di fumare sulle impalcature, ma se questo divieto è stato più o meno rispettato è perché era un po’ complicato scendere perché si perdeva del tempo”, gli stessi però hanno escluso categoricamente che l’incendio possa essere partito a causa delle sigarette: “Chiunque abbia mai cercato di accendere un fuoco in casa sa che non è mettendo un mozzicone di sigaretta su un tronco di legno che succede qualcosa”.