ESCLUSIVA al Dott. Fabio Firenzuoli, Responsabile Centro Ricerca e Innovazione in Fitoterapia e Medicina Integrata (CERFIT)

Firenzuoli

Intervista al Direttor Firenzuoli del ‘CERFIT’ di Firenze

Buongiorno Dott. Firenzuoli, per prima cosa vorrei che si presentasse ai nostri lettori illustrando meglio di cosa si occupa il Centro di medicina del quale è Direttore…

Io dirigo il ‘CERFIT’, Centro di ricerca e Innovazione in Fitoterapia dell’ Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze, Struttura di riferimento per la Fitoterapia della Regione Toscana, dove ormai da molti anni la nostra attività è aperta su cinque fronti: a) assistenza clinica, cioè attività ambulatoriale  di fitoterapia, quindi visitiamo i pazienti e che si presentano con varie tipologia di problemi, anche gravi, e quando possibile interveniamo con terapie naturali (cioè a base di fitoterapici) e quindi prodotti medicinali a base di estratti vegetali, erbe medicinali, reperibili sul mercato farmaceutico, in altri casi con erbe presenti pure in integratori o tisane, questo ovviamente dipende dai casi clinici; b) ricerca: clinica, preclinica e di base, cioè su piante medicinali, colture cellulari e di laboratorio cercando di capire cosa contengono le piante che utilizziamo, come agiscono, come migliorarne gli effetti, se e quanto funzionano, se interagiscono con i farmaci, controlli qualitativi dei prodotti eccetera; c) fitovigilanza: cioè segnalazione, analisi e controllo delle reazioni avverse ai prodotti naturali, anche solo sospette, questo è molto importante perché ci consente di capire meglio come stanno le cose, non solo, ma anche di poterle poi prevenire o far intervenire eventualmente le autorità sanitarie quando troviamo prodotti non a norma; d) didattica: abbiamo attivi master universitari di fitoterapia clinica, post laurea, per professionisti della salute (medici, farmacisti, biologici, erboristi, nutrizionisti, infermieri, ecc.) per insegnare loro come si utilizzano o non si utilizzano le erbe medicinali sui pazienti, ed anche corsi per studenti di medicina e farmacia; e) informazione: attraverso attività educazionale con seminari, convegni, corsi di aggiornamento, interventi sui media nazionali, pubblicazioni divulgative, libri, ecc. Perché spesso la disinformazione e l’automedicazione spesso sono le regine di questo settore…

In una precedente intervista ha indicato il ruolo fondamentale della fitoterapia verso diverse patologie o problemi come l’ansia e l’insonnia: cosa consiglierebbe ad esempio ad un paziente che assume sonniferi comuni come le benzodiazepine per risolvere il problema alla base con la medicina fitoterapica e ‘disintossicarsi’ da questo tipo di farmaci di largo uso?

Dipende dal tipo di problema che sta alla base di questi sintomi e non sempre è possibile farlo. Ma quando è possibile generalmente occorre ridurre con lenta gradualità la dose di benzodiazepine, anche in funzione del tempo pregresso di assunzione, inserendo al tempo stesso piante medicinali che mimano in qualche modo lo stesso meccanismo ma che presentando un fitocomplesso di sostanze e non una singola molecola più difficilmente danno dipendenza, come l’olio essenziale di Lavanda e l’estratto secco di Valeriana da assumersi la sera. In altri casi può invece servire l’Iperico, pianta molto importante per le sue proprietà ansiolitiche quando alla base vi sia una nevrosi ansioso depressiva, ma si tratta di una pianta che necessita sempre di prescrizione medica perché può interferire con molti altri farmaci.

Capitolo menopausa: quali sono i prodotti che da un punto di vista scientifico hanno rivelato essere particolarmente utili contro le vampate di calore e i vari disturbi legati a questa condizione della donna?

Vi sono disponibili piante che contengono fitoestrogeni e pur non contenendo ormoni mimano l’azione ormonale di questi farmaci, come il Trifoglio rosso e la Soia, ma sono controindicate nelle donne che abbiano avuto una patologia tumorale estrogeno sensibile ( al seno o all’utero), oppure estratti di Cimicifuga o di Salvia o di Ippocastano o Biancospino. La scelta tuttavia sarà sempre personalizzata, in base alle eventuali patologie pregresse, alle terapie in atto, allo stato fisiologico dello spessore dell’endometrio e della densità ossea.

Il Dottor Firenzuoli ci parla dell’approccio medico legato alla fitoterapia

In più di un’occasione lei ha posto l’attenzione su un problema importante  a livello mondiale come la resistenza agli antibiotici: qual è l’obiettivo che si è prefissato sotto questo punto di vista e arriveremo mai (se in un futuro prossimo o solo nel lungo periodo) a veder realizzato un antibiotico vegetale senza effetti collaterali?

Sostanze naturali o di sintesi che possano essere allo stesso tempo attive e prive in assoluto di effetti collaterali non esistono. Certo è che, se ben usate, molte di quelle di origine naturale possono essere meglio tollerate di quelle di sintesi, ma non sempre è così. Ad esempio gli oli essenziali, che in vitro hanno una importante attività antibiotica a largo spettro, anche contro germi diventati resistenti a molti antibiotici, in vivo in realtà sono scarsamente tollerate, e richiedono “trucchi” di carattere farmaceutico ad oggi ancora non ben studiati né disponibili, sui quali tuttavia stiamo lavorando. In questo settore la ricerca sta facendo passi da gigante ma i tempi sono quelli della ricerca, lunghi e costosi.

La scienza fitoterapica come combatte disturbi e condizioni croniche come la rinite o particolari tipi di sinusite con iper produzione di muco?

Ad oggi abbiamo a disposizione piante di uso tradizionale contenenti terpeni con caratteristiche tipicamente fluidificanti il muco abbondante e denso delle infiammazioni croniche delle vie respiratorie alte e basse. Penso ad esempio ai terpeni del Pino, ma anche a piante solo più recentemente venute all’attenzione della comunità scientifica come le specie botaniche dalle quali si estrae la resina dell’ Incenso che contiene gli acidi boswellici. Quest’ultimi invece hanno una importante caratteristica antiedemigena ben sfruttabile nelle rino-sinusiti allergiche, polipose e non, che se associati per esempio a polifenoli dell’Uva, riescono spesso a risolvere quadri cronici spesso refrattari alle comuni terapie farmacologiche. Molto ben tollerati.

Per quanto riguarda quei problemi del tubo digerente come appunto il reflusso gastroesofageo (chiamata banalmente gastrite), che risultati sono stati ottenuti e con quali metodi specifici?

La “banale” gastrite, spesso risolvibile con consigli di tipo alimentare, talvolta nasconde infezioni o ipersensibilità ad alimenti o farmaci che necessitano cure particolari, altrimenti può essere ben curata con l’altrettanto “banale” Camomilla, basta utilizzarla in forma di decotto, facendo cioè bollire per alcuni minuti i capolini della pianta direttamente nell’acqua (non il classico infuso quindi) e lasciandoceli a macerare a lungo. Bevuta poi durante la giornata a più riprese si rivela un semplice ma ottimo rimedio. Quando vi sia invece un vero e proprio reflusso esofageo di succhi gastrici possono servire mucillagini presenti negli estratti di radici di Altea o nel gel di Aloe, da assumere dopo i pasti, generalmente in forma di compresse, con la raccomandazione di assumere pochi liquidi durante i pasti, eliminare l’eventuale sovrappeso, eliminare gli alimenti che facilitano il reflusso ed altri accorgimenti specifici per il singolo paziente.

La vita frenetica odierna ha portato ad un aumento di particolari patologie come la sindrome dell’intestino irritabile: quanto può incidere la fitoterapia per quei pazienti che hanno una scarsa qualità di vita nel quotidiano?

Una pianta per tutte ha rivelato ampie prove di efficacia nel trattamento dei disturbi del colon irritabile, ed è la Menta, il cui olio essenziale riesce a ridurre gli spasmi tipici, il gonfiore, il dolore e ristabilire un’ottima qualità di vita di questi pazienti. Abitualmente preparata in capsule o compresse ad hoc. Non tutti la tollerano comunque, e vanno quindi ben selezionati, eventualmente con accorgimenti specifici di tipo farmaceutico, o con l’aggiunta di piante medicinali diverse e simili nel loro maccanismo d’azione. Ma si tratta sempre di una patologia tanto comune quanto ben gestibile, partendo sempre da un requilibrio delle abitudini alimentari e dello stile di vita.

Simone Ciloni

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