L’inchiesta della Dda di Milano che ha portato a indagare 96 persone, con emissione di 43 avvisi di garanzia, ha messo in luce l’ambiente in cui si verificavano i contatti con la malavita

Era intorno ai locali della Milano bene e di Varese, bar, pub, discoteche e ristoranti, che avvenivano i contatti tra politici e malavitosi della ‘Ndrangheta adesso nel mirino della Dda di Milano. L’inchiesta (qui il link al nostro articolo d’approfondimento) che ha portato a indagare 96 persone– di cui anche qualche esponente di Forza Italia- e all’emanazione di 43 avvisi di garanzia è arrivata anche a comprendere le modalità secondo le quali avvenivano i contatti e gli accordi tra le due fazioni.
L’inchiesta della Dda di Milano su politica e malavita, i legami con la cosca Molluso
La rete di corruzione e di accordi esistenti tra politici, imprenditori e malavitosi tra Piemonte e Lombardia è stata scoperchiata da un’inchiesta della Dda di Milano che sta facendo cadere teste di un certo rilievo. Fulcro di questa indagine la figura imprenditoriale di Daniele D’Alfonso, dietro al quale si celerebbe una cosca: quella dei Molluso, nella persona di Giuseppe Molluso che si occupava di tenere i contatti con D’Alfonso. Secondo i Magistrati, Giosofatto Molluso– il padre di Giuseppe Molluso- è una delle persone più pericolose che abbia mai operato in Lombardia. Questo legame di D’Alfonso con i Molluso viene ora contestato all’uomo dai magistrati che stanno indagando. L’imprenditore è una delle 9 persone che dovranno rispondere dell’aggravante mafiosa.
L’inchiesta della Dda di Milano su politica e malavita, una cena a tre con esponenti di Forza Italia
L’inchiesta ha portato alla luce le modalità con le quali avvenivano gli incontri tra gli esponenti politici coinvolti e D’Alfonso, la testa di ponte con i Molluso. Sono i ristoranti, i pub, le discoteche a ospitare questi “convegni”. Il 18 Gennaio del 2018 D’Alfonso era a cena con tre membri di Forza Italia: Pietro Tatarella, Fabio Altitonante (entrambi i primi due hanno ricevuto l’avviso di garanzia) e Gioacchino Caianiello. La data è molto importante perché in quel periodo si stava quasi per andare al voto per le Elezioni regionali in Lombardia e poi, a Marzo, si sarebbero svolte le Elezioni politiche nazionali. Pietro Tatarella sarebbe sul libro paga di D’Alfonso e sarebbe l’uomo politico, dei tre, a lui più legato. Questo è emerso dalle indagini: la rete di conoscenze di Tatarella a disposizione di D’Alfonso, che così aveva la strada spianata per i suoi affari, in cambio di denaro, automobili, viaggi di piacere e altri benefit per Tatarella. “Se va bene stasera Emi… tu sei il mio Maradona cazzo. Lo so che spenderò tanto, questi bevono come sanguisughe, figa”, avrebbe detto quella sera D’alfonso al proprietario della discoteca in cui si trovavano i quattro.
L’inchiesta della Dda di Milano su politica e malavita, l’attività di Caianello a Varese
Due sono i punti di ritrovo ben focalizzati dall’indagine: un ristorante nel quartiere Isola di Milano, chiamato dagli indagati “La mensa dei poveri”, e un bar di Gallarate (Varese), definito invece “L’ambulatorio”. Il bar era il quartiere generale di Nino Caianello, esponente importante di FI in Lombardia già condannato per concussione, e qui il politico riceveva molte persone che gli si appellavano in cambio di favori. Il rapporto intrattenuto da Caianello con chi gli si rivolgeva è stato definito dagli inquirenti come un vero e proprio sistema pseudofeudale, in cui Caianello era appunto il dominus e gli altri erano i suoi vassalli: i vassalli ricevevano da lui e poi, a loro volta, gli restituivano qualcosa.
(Fonte: Open Online.it)
Maria Mento