Il Parlamento ha ancora una volta rifiutato di abbassare l’Iva al 22% sugli assorbenti. La manovra costerebbe 300 milioni di euro: troppo per le casse dello Stato
L’Iva, al 22%, sugli assorbenti per uso femminile non si può abbassare perché “costa troppo”. La manovra è stata bocciata dal Parlamento dopo la bocciatura che era già arrivata nel Dicembre dello scorso anno. Rimarranno tassati, quindi, come veri e propri beni di lusso degli oggetti che in realtà sono necessari per l’igiene intima della donna.
Iva al 22% sugli assorbenti, 253 voti per dire no alla riduzione dell’imposta
Dopo la bocciatura dell’emendamento che chiedeva l’abolizione dell’Iva al 22% sugli assorbenti avvenuta lo scorso Dicembre, è arrivata un’altra chiusura sull’argomento da parte del Parlamento italiano. Facciamo un passo indietro. Dicembre 2018: Francesco Boccia (PD) aveva firmato un emendamento che la Commissione Bilancio della Camera aveva bocciato per presunte sanzioni che l’Unione Europea avrebbe potuto comminare secondo Laura Castelli, vice Ministro dell’Economia. Motivazioni che però la Commissione stessa aveva smentito. Ieri la Lega e il M5S, esprimendo 253 voti contrari su un emendamento presentato dal PD sulla proposta di legge sulle semplificazioni fiscali, hanno di nuovo bocciato la proposta di ridurre la tassazione su questi prodotti di prima necessità per l’igiene intima della donna.
Iva al 22% sugli assorbenti, le critiche lanciate dal Partito Democratico
La “Tampon tax”, così si chiama la tassa,non può essere abolita perché questa abolizione costerebbe ben 300 milioni di euro al Parlamento italiano. Soldi che il parlamento non ha. È stata Carla Ruocco, la relatrice M5S del provvedimento, a fare chiarezza sulle cifre: per avere un’Iva ridotta al 10% il Parlamento dovrebbe mettere in campo 212 milioni di euro, che diventano 300 nel caso di un Iva ancora abbassata al 5%. Forti le critiche che sono arrivate dal PD, e in particolare nella persona di Enza Bruno Bossio. Secondo quanto riporta Vice.com, la deputata ha ricordato che mentre si decide di non abbassare l’Iva sugli assorbenti viene abbassata al 5% quella sui tartufi, che a confronto sono davvero beni alimentari di lusso. Per la Bossio il problema riguarda anche la salute, visto che un’Iva più alta porterà gli utenti a comprare prodotti a basso costo– che di norma sono più scadenti– pur di risparmiare qualche euro in più.
Maria Mento