Farage nel caos a poche ore dalle elezioni: esplode il caso dei finanziamenti sospetti, c’è lo zampino della Russia?

nigel farageDopo il milkshake scagliato contro Farage piove una tegola sul Brexit Party: controlli sulle mini donazioni ricevute dal partito. Chi le ha effettuate?

Finanziamenti sospetti a poche ore dal voto in Gran Bretagna per le Elezioni Europee. E’ lo scandalo venuto alla luce dopo la notizia dell’arrivo degli ispettori nella sede del Brexit Party, il partito fondato da Nigel Farage un mese fa e che nell’arco di poche settimane ha conquistato un crescente numero di consensi. Una serie di documenti sono stati presi in esame dai commissari per accertare quale fosse l’origine delle donazioni ricevute dal partito. Non ci è voluto molto prima che il laburista Gordon Brown si scagliasse pubblicamente contro Farage e, chiedendo l’immediato intervento della Commissione elettorale dichiarasse: “Altro che uomo del popolo, Nigel Farage sarà ricordato come l’uomo del Paypal”. Troppo presto per gridare allo scandalo, certo è che si tratta di una tegola pesante per un partito dato come vincente da tutti i sondaggi: nella fattispecie le donazioni verrebbero, secondo gli oppositori, inviate utilizzando Paypal ma non sarebbero noti nè la valuta nè i donatori e non ecludono che dietro a tali finanziamenti possa esserci lo zampino della Russia.

Da dove e da chi arrivano le donazioni ricevute dal Brexit Party?

Obiettivo del controllo, che potrebbe portare all’avvio di un’indagine, è dunque quello di verificarne la tracciabilità. L’inchiesta del Guardian ha portato alla luce le dubbie erogazioni di denaro ventilando la possibilità che dietro al partito dell’ex broker della city possano esserci sia la Russia che gli Stati Uniti. Nato dalle ceneri dell’Ukip, il partito trema alla vigilia delle elezioni: “Non so in quale valuta siano fatte” ha ammesso, a proposito delle donazioni via Paypal, il presidente del Brexit Parety Richard Tice. Poche ore dopo è però intervenuto Farage per confermare che la valuta straniera non è accettata. La legge inglese prevede che donazioni di una valore superiore a 500 sterline debbano arrivare esclusivamente da contributori leciti ovvero iscritti ai registri elettorali o in alternativa da società che figurano nell’albo delle imprese ed operanti esclusivamente nel Regno Unito. Inoltre le somme devono essere obbligatoriamente riportate alla Commisione elettorale. Cambia tutto in caso di donazioni di entità inferiore: la legge non prevede che vi sia la tracciabilità o la verifica dell’identità dei donatori. “La maggior parte dei nostri fondi – ha sottolineato Farage – arriva da gente che versa 25 sterline”. Ma l’opposizione laburista è passata al contrattacco e Brown ha dichiarato senza mezzi termini che quello di Farage non è un partito bensì “un’azienta privata. Non ha membri, ma azionisti. E non puoi sapere se i soldi arrivano da finanziatori stranieri, ma puoi pagare il partito in rubli russi o in dollari americani”.

Lo scandalo scoppiato in Austria

Nei giorni scorsi anche l’Austria è stata scossa da un vero e proprio scandalo nato da un video, pubblicato da Der Spiegel e Süddeutsche Zeitung, nel quale il vice cancelliere del Paese viene ripreso mentre parla della ‘svendita’ di appalti governativi per ricevere, in cambio, fondi per la campagna elettorale. Portando alle dimissioni pressochè immediate del leader del partito di estrema destra Fpö, Heinz-Christian Strache. Nel filmato viene mostrato anche il deputato Johan Gudenus, ed entrambe parlano con una presunta investitrice russa.