È morto il giornalista Vittorio Zucconi, addio a una delle voci storiche del giornalismo italiano

Si è spento a Washington, all’età di 74 anni, il giornalista Vittorio Zucconi. È stato il corrispondente storico dagli States  La Repubblica

Il mondo del giornalismo italiano è in lutto per la morte di Vittorio Zucconi. Corrispondente per varie testate giornalistiche nel corso della sua carriera, e uno dei volti simbolo di La Repubblica, Zucconi si è spento a Washington dopo aver lottato a lungo con la malattia. La Repubblica gli ha dedicato un ampio e commovente ricordo.

Morto il giornalista Vittorio Zucconi, il professionista stroncato da una lunga malattia

È morto all’età di 74 anni Vittorio Zucconi. Giornalista, scrittore, a lungo corrispondente dagli  Stati Uniti d’America per La Repubblica, Vittorio Zucconi si è spento nella sua casa di Washington dopo aver lottato a lungo con una grave malattia. Figlio di Guglielmo Zucconi, anche lui cronista, negli anni ’60 del secolo scorso Vittorio Zucconi decise di svolgere la stessa professione del padre muovendo i suoi primi passi nel campo della cronaca nera per il quotidiano milanese “La Notte”. Per lui, in seguito, una carrellata di incarichi all’estero come corrispondente: dal Giappone, da Bruxelles e da Washington per La Stampa, da Mosca per Il Corriere della Sera, da Parigi per La Repubblica. “Parola di giornalista” è il libro che Zucconi ha scritto prendendo spunto dalla sua carriera. Oltre a essere una grande firma del giornalismo italiano, era un grande appassionato di calcio e tifava Milan.

Morto il giornalista Vittorio Zucconi, per lui un commosso ricordo di La Repubblica

Vittorio Zucconi è stato uno dei volti storici di La Repubblica. Residente in pianta stabile a Washington dal 1985, è stato l’editorialista del giornale per le notizie in arrivo dagli States. A lui è stata assegnata la direzione del portale internet della testata fino al 2015 e fino al 2018 Zucconi ha diretto anche Radio Capital. Un uomo che, come si può leggere nel sentito ricordo dedicatogli da La Repubblica, il giornalismo non li interpretava ma lo viveva: “(…) Viveva il giornalismo, non lo interpretava. E infatti il Vittorio privato, quello dell’amicizia, era uguale al suo ruolo pubblico. A cena, in redazione, nei viaggi, negli incontri ogni vicenda, qualsiasi fatto, tutti gli avvenimenti grandi o piccoli di cui si parlava per lui prendevano automaticamente il format del racconto, come se fossero pronti per essere scritti, o addirittura come se fossero avvenuti per finire nella rete del suo giornalismo. Che li reinterpretava rendendoli simbolici, o almeno emblematici, comunque esemplari (…)”.

Maria Mento

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