E’ successo per la prima volta il 7 maggio a Salerno, quando il ministro dell’Interno si trovava in visita nella città campana; è successo nuovamente a Brembate, in provincia di Bergamo, dove sono addirittura intervenuti i vigili del fuoco.
Il dissenso per iscritto continua ad essere contrastato da forze dell’ordine e similia.
Stavolta è successo a Roma, in piazza del popolo, in occasione della manifestazione legata allo sciopero nazionale del pubblico impiego.
«La digos ci ha detto che, visto che lo striscione era contro i due vicepremier, non poteva essere aperto», dice Michelangelo Librando segretario generale Uil.
Prove tecniche di «democrazia illiberale» sul modello ungherese.
Italy 2019 pic.twitter.com/UWce1aB0UP
— Niccolò Zancan (@NiccoloZancan) 8 giugno 2019
Se nel caso di Brembate lo striscione rimosso dai pompieri era abbastanza diretto (“Salvini non sei il benvenuto”), stavolta i sindacati avevano optato per l’ironia, con uno striscione di 108 mq con un dialogo in romanaccio tra Matteo Salvini e Luig Di Maio. Da un lato, il fumetto attribuito al leader del Movimento 5 Stelle (“Mattè – dice Di Maio a Salvini – dicono che mettese contro il sindacato porta male”), dall’altro la risposta del leader della Lega, vestito per l’occasione con la maglia della Uil Fpl – Federazione poteri locali (“Sì Gigino, lo so, infatti mi sto a portà avanti col lavoro”).
Ma l’ironia non è stata di gradimento, come raccontato da Librandi: “Questa mattina volevamo mettere lo striscione al Pincio perché molto grande. Abbiamo poi provato a metterlo per strada ma è intervenuta la Digos dicendo che visto che questo striscione era contro i due vicepremier, non poteva essere aperto”.