Le donne che si sono messe contro il Governo di Pyongyang, in Corea del Nord, sono state vendute come schiave del cybersesso. La CNN ha raccolto alcune agghiaccianti testimonianze
Oppositrici del governo vendute come schiave del cybersesso. È successo in Corea del Nord a delle donne che negli anni sono state demonizzate per la loro resistenza politica e private della loro libertà personale. Queste donne hanno tentato di fuggire dal Paese ma il loro intermediario, colui che avrebbe dovuto aiutarle nella fuga, le ha invece vendute a degli imprenditori operanti sul mercato nero del cybersesso, cioè del sesso virtuale. Da lì è iniziato un calvario che la CNN ha raccontato dettagliatamente (qui il link all’articolo completo) riportando delle testimonianze di alcune di queste schiave.
Corea del Nord e cybersesso, l’odissea di Lee e di migliaia di donne rapite e vendute come schiave
La tragica storia di Lee (nome di fantasia) inizia quando la donna decide di fuggire dal regime dittatoriale vigente in Corea del Nord. Senza sapere che dalla padella sarebbe, in realtà, finita nella brace. Non solo il tentativo di fuga fallisce ma Lee viene consegnata a una nuova schiavitù: quella che la vede costretta a prostituirsi, sotto il controllo di un padrone, nel campo del cybersesso. L’intermediario che avrebbe dovuto gestire la fuga di Lee dalla Corea del Nord si era accordato con un imprenditore per vendergli delle donne da sfruttare, e Lee è una delle donne che sono finite nella sua rete. Per cinque anni, insieme ad altre donne, Lee è stata rinchiusa in un appartamento che si trova nel nord-est della Cina. Non poteva mai lasciare l’appartamento se non una volta ogni sei mesi. La sua storia è simile a quella di migliaia di ragazze della Corea del Nord che vengono vendute o rapite (alcune a partire dall’età di nove anni) per essere impiegate sul mercato del sesso che in Cina vale svariati milioni di dollari: questo il riscontro rendicontato in un rapporto di Korea Future Initiative (KFI), organizzazione no profit di Londra.
Corea del Nord e cybersesso, la “gabbia” dalla quale è quasi impossibile fuggire
Fuggire da questo triste destino, per loro, è praticamente impossibile o quasi: qualora le ragazze vengano scoperte dalle autorità cinesi verrebbero iniziate le pratiche per il rimpatrio in Corea del Nord. Tornare in patria significa, molto spesso, essere sottoposti a torture perché considerati come dei veri e propri disertori. Delle vie di fuga esistono, ma sono minime. Ad esempio Lee è stata salvata da quello che credeva essere un potenziale cliente da soddisfare sessualmente online. Si trattava invece di un pastore sudcoreano che ha promesso di salvarla e che ha mantenuto la sua promessa. Ma non tutte le donne coreane che vengono vendute sono fortunate come Lee. Benché la Cina abbia dichiarato di vigilare sui diritti dei cittadini stranieri, secondo il direttore della KFI non viene fatto abbastanza per la protezione delle donne della Corea del Nord. “La Cina deve lavorare per reprimere le reti e gli individui – tra cui funzionari pubblici cinesi – responsabili del traffico di donne e ragazze nordcoreane– ha affermato il direttore Michael Glendinning– ma deve farlo in modo tale da garantire che queste donne e ragazze non vengono rimpatriati in Corea del Nord dove potrebbero subire torture, carcerazioni e, eventualmente, uccisioni extragiudiziali”.
Maria Mento