Meglio i fumetti porno di una volta che il cybersex attuale.
Ad affermarlo, incredibile ma vero, è la Chiesa cattolica, nella veste di padre Antonio Spadaro.
Il sacerdote svolge il ruolo di spin doctor di Papa Francesco e dirige la rivista dei Gesuiti “Civiltà Cattolica”: proprio sull’ultimo numero è comparso un articolo che condanna pesantemente la “pornografia”, ma al tempo stesso considera quella del passato più tollerabile rispetto a quella moderna.
Per “Civiltà Cattolica”, infatti, le riviste pornografiche non hanno creato troppi danni, a differenza del cybersex che è invece ritenuto “enormemente malefico”, tanto da arrivare a danneggiare i processi cognitivi.
Dello stesso tono un articolo comparso il giorno prima sul quotidiano “Avvenire”, a firma di padre Giovanni Cucci.
“Il cybersex è un ulteriore decremento cognitivo”
“Il Cybersex è un virus che infetta la facoltà più alta dell’uomo, la sua intelligenza. Anzitutto a livello di immaginazione (…) perché quanto visionato oltre a ossessionare la mente, la impoverisce, fino ad atrofizzarla. Le immagini porno presentano il più basso grado di memorizzazione e il cybersex, a sua volta, registra un ulteriore decremento cognitivo rispetto la pornografia stampata”.
“In pratica – afferma Cucci – finisce per avere un forte impatto atrofizzante sui processi cognitivi come la memoria, la riflessione, la capacità di attenzione e la elaborazione critica e quindi sulla libertà e la capacità di prender le distanze dal vissuto emotivo”.