Un team di scienziati ha analizzato 700 anni di terremoti avvenuti nel centro Italia: la scoperta è importante e potrebbe aiutare a capire dove le scosse avrebbero maggiori probabilità di verificarsi
Riuscire a prevedere i terremoti è una delle più grandi sfide degli scienziati. Un progetto assolutamente non semplice, non vi sono ad oggi elementi che permettano di capire quando esattamente potrebbe verificarsi un movimento tellurico e quale possa essere l’intensità del sisma. Ma le cose potrebbero cambiare in futuro: secondo alcune indiscrezioni gli esperti starebbero lavorando ad un nuovo metodo per la misurazione dei terremoti che potrebbe consentire di creare modelli per arrivare a capire quando e dove colpiranno. La maggior parte delle scosse, questo è noto, colpiscono le linee di faglia, sotto stress accumulato da secoli di terremoti. “Sono causati – ha ricordato la ricercatrice Zoe Mildon, docente di scienze della terra presso l’Università di Plymouth – dallo scivolamento delle rocce lungo le linee di faglia che causano cambiamenti nelle forze e nello stress delle rocce circostanti”. La dottoressa sta lavorando da tempo sulla regione appenninica del centro Italia insieme ai colleghi dell’UCL, di Birbeck, dell’Università di Londra e della Tohoku University in Giappone. Qui si registrano antichi terremoti che hanno raso al suolo, già nel 1349, intere città e villaggi: “Guardando i dati di 700 anni di terremoti è facile ipotizzare che siano avvenuti con casualità.
La scoperta degli scienziati sui terremoti nel centro Italia
Ma combinando una serie di modelli realizzati da ricercatori esperti è emerso che nel 97% dei casi, i terremoti avvenuti tra il 1703 e il 2016 si sono verificati su zone già ‘stressate’ da precedenti tremori. Tra questi anche le scosse che nel 2016 hanno devastato i comuni di Norcia e Amatrice causando la morte di quasi 300 persone. “I terremoti – ha detto Mildon – sono estremamente distruttivi sia per le persone che per le proprietà e il Santo Graal della scienza del terremoto sarebbe quello di riuscire a prevedere dove e quando stiano per accadere. Siamo molto lontani da questo e in effetti potrebbe non essere mai possibile prevederne con precisione la posizione e l’intensità.” La dottoressa ritiene però che la ricerca condotta possa costituire un punto di partenza per aiutare gli scienziati a sviluppare previsioni migliori su quali linee di faglia potrebbero essere, sulla base di precedenti tremori, maggiormente sensibili.