Nell’ultimo periodo il calcio femminile sta salendo sempre più alla ribalta. Rispetto al passato, c’è molto più interesse da parte degli addetti ai lavori, delle televisioni e dei tifosi nei riguardi di uno sport che nell’immaginario collettivo è forse ancora visto come prettamente maschile. Ma quanta differenza a livello salariale e contrattuale c’è rispetto al mondo maschile?
Le recenti imprese della Nazionale femminile ai Mondiali di Calcio in Francia (L’Italia giocherà domani sera l’ottavo di finale contro la Cina, dopo aver vinto il girone finendo davanti a corazzate come Australia e Brasile) stanno finalmente mettendo in luce una realtà bistrattata per molto tempo. Ma quanta differenza c’è con il calcio maschile in riferimento al giro di soldi e agli stipendi delle singole calciatrici? Possiamo subito dire che la differenza è abissale. Ciò che differenzia principalmente la realtà femminile da quella maschile è sicuramente il fatto di non essere riconosciuto come sport professionistico.
In Italia, le calciatrici che giocano in serie A e in serie B non hanno dei veri e propri contratti e non possono averli: esse sono considerate delle dilettanti e perciò non possono firmare dei contratti di lavoro con le proprie società.
Le calciatrici in Italia sono considerate delle dilettanti. Le migliori di esse arrivano a guadagnare al massimo 40.000 euro lordi
Le calciatrici si legano alle squadre di club con semplici accordi economici corrispondenti a rimborsi spesa e indennità: quindi, possono accumulare dei rimborsi spesa con un fisso definito in accordo con la propria società di appartenenza. Gli accordi possono essere al massimo triennali e le giocatrici non possono ricevere più di 30.658 euro lordi a stagione.
A questa somma si aggiungono i rimborsi spese e le indennità di trasferta per un massimo di 5 giorni alla settimana durante la stagione invernale (il periodo del campionato, per intenderci) e 45 giorni durante la preparazione estiva, senza superare i 61,97 euro al giorno. Sommando il tutto, una calciatrice può ricevere al massimo una cifra intorno ai 40.000 euro lordi. Ma questo è il massimo al momento, una cifra che possono arrivare a prendere solo le migliori. In molte società di serie B le giocatrici giocano ancora solo per passione, senza ricevere alcuno stipendio.
La disparità di trattamento rispetto al mondo del calcio maschile è abissale, non tanto per la somma percepita dalle calciatrici (è uno sport che ha molto meno visibilità e, come ovvio che sia, il giro di soldi è minore), quanto per la questione contrattuale e per le pari tutele dal punto di vista previdenziale. C’è ancora molto da fare nella speranza che questa recente visibilità possa smuovere un po’ le acque e aiutare questo movimento a crescere sotto tutti i punti di vista.