La nave Sea Watch 3 si è rivolta alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
L’obiettivo dell’imbarcazione gestita dalla ONG è far sì che la Corte imponga all’Italia di far sbarcare i migranti ospitati a bordo della nave, che si trova ormai al largo delle coste italiane dal 12 giugno.
Una volta ricevuta la richiesta, la Corte ha rivolto delle domande alla Sea Watch e anche al governo italiano. Dall’esecutivo guidato dal presidente Conte si attendono delle risposte entro oggi.
La Corte può eventualmente chiedere all’Italia di adottare delle misure urgenti volte ad impedire “serie e irrimediabili violazioni dei diritti umani”.
Ricorso alla Corte fatto dai “singoli individui”
Giorgia Linardi, portavoce della Sea Watch, ha poi precisato che il ricorso non è stato presentato dall’organizzazione non governativa, ma “dai singoli individui presenti a bordo che hanno il diritto di adire i proprio diritti umani alla Corte europea”.
“In particolare – le parole di Giorgia Linardi riportate da ‘Repubblica’ – il ricorso è stato fatto in riferimento all’articolo 3 che descrive quello a bordo come ‘trattamento inumano e degradante’. Si chiede quindi alla Corte di indicare all’Italia delle misure che possano in qualche modo ridurre la sofferenza a cui le persone a bordo sono costrette nell’interesse di tutela della loro dignità”.
Tuttavia, Salvini appare irremovibile. Il ministro dell’Interno ha ribadito ieri che se accadrà qualcosa a bordo la colpa è da attribuire “esclusivamente all’Olanda e al comandante della nave”.