Nove morti in tre settimane per uso di eroina a Mestre. Un primato angosciante che mette in primo piano l’emergenza vissuta nel Veneziano
Si parla molto di quello che sta accadendo nel Veneziano. A Mestre nove persone sono morte nel giro di tre settimane: morti avvenute, tutte, per uso di eroina. Una media (spaventosa e allarmante) di tre decessi a settimana per uso di stupefacenti. Il punto della situazione fatto da Nicolò Zuliani per Termometro Politico ci permette di comprendere tutta la drammaticità della situazione che si sta vivendo nel nord-est d’Italia.
Nove morti per eroina in tre settimane a Mestre, cos’è l’eroina gialla
Nove persone hanno perso la vita a Mestre, in provincia di Venezia, per l’uso di eroina e tutto è successo nel giro di sole tre settimane. Tra le vittime anche Irma, una ragazza di 21 anni. A provocare tutti questi decessi sarebbe stata l’eroina gialla, quella portata dai nigeriani: questo tipo di eroina ha una purezza che si aggira intorno al 20%-50%. Di fatto, una purezza che supera di moltissimo la purezza dell’1% che di solito hanno le altre sostanze spacciate in strada. L’eroina gialla si può trovare in stazione o nel sottopassaggio. Nel suo articolo Nicolò Zaliani mette al centro il vero punto della questione: la domanda di eroina che da sempre c’è a Mestre.
Nove morti per eroina in tre settimane a Mestre, Zaliani racconta la tensione di una città che non è metropoli e non è paesino
Nicolò Zaliani racconta la Mestre che lui ha vissuto per 30 anni. Quella che un semplice visitatore occasionale magari non vede o non arriva a percepire. Chi vive in città invece sente quella tensione che sentono tutti gli altri concittadini. Tensione che viene in qualche modo annullata, resa più sopportabile dall’uso di eroina. “È la tensione. Tensione sociale, gerarchica, economica, lavorativa, carrieristica, sessuale, quella che nomini a Mestre è al vertice. La senti per strada, la vedi nelle facce della gente, nelle passeggiate alle Barche. Forse chi ci fa un giro non se ne accorge, ma chi ci vive sa di cosa sto parlando. A volte diventa insopportabile e la droga è il modo più spiccio per non sentirla. A vent’anni, a Mestre, un ragazzo ha già provato tutto e si fa in vena il metadone o s’ammazza a 16 anni, a 22, come a 76”, scrive Zaliani (qui il link per leggere il pezzo completo del giornalista).
Maria Mento