Nella notte tra venerdì 28 e sabato 29 giugno è finita l’epopea della Sea-Watch 3, nave con a bordo una quarantina di migranti che è riuscita a spaccare l’opinione pubblica italiana, tra i simpatizzanti della Capitana (Carola Rackete) e i simpatizzanti del Capitano (Matteo Salvini).
Nel tentativo di attraccare nel porto di Lampedusa, la Sea-Watch 3 si è scontrata contro la motovedetta della Guardia di Finanza che – dopo aver intimato più volte l’alt – ha provato fino all’ultimo ad impedire lo sbarco, frapponendosi fra la banchina e la nave.
L’incidente, fortunatamente, non ha avuto nessuna conseguenza ma adesso la Rackete rischia di rispondere penalmente anche di ciò.
Questo il racconto della Gdf ad Adnkronos: “Abbiamo rischiato di morire”. E si sarebbero vissuti momenti di vero e proprio terrore a bordo della motovedetta: “Ci siamo visti addosso a noi un bestione da 600 tonnellate”.
Parole analoghe vengono riportate dall’Ansa: “Non ha fatto nulla per evitarci, siamo stati fortunati: poteva schiacciarci”
Dal canto suo, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, s’è così espresso: “Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti”.