La vicenda che nella notte tra 25 e 26 luglio ha portato all’efferata uccisione del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, a Roma, secondo il Corriere ha ancora dei punti oscuri
Nel punto della situazione che Fulvio Fiano ha fatto per il Corriere.it vengono esaminati, a uno e uno, tutti i punti oscuri della vicenda che ha portato alla morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega; il Carabiniere 35enne è stato accoltellato 11 volte (questo il dato emerso dall’autopsia) nella notte tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio da un ragazzo americano, che era stato fermato dal militare e da un collega dopo un furto commesso con un altro coetaneo. Si comincia proprio dal momento dell’incontro tra i due militari, in borghese, con i due americani. Gli inquirenti hanno esaminato le registrazioni delle videocamere di sorveglianza della zona, ma è stata rilevata la presenza di un buco accidentale nel racconto fatto dai video: manca proprio la parte, cruciale, dell’incontro tra i quattro. Ma si prosegue con altre incongruenze che riguarderebbero il coltello utilizzato per compiere il delitto e le bugie raccontate da Brugiatelli, cioè la persona a cui gli americani avrebbero rubato il borsello prima dell’incontro con Cerciello Rega e il suo collega Andrea Varriale.
Ombre sull’omicidio di Mario Cerciello Rega? La questione del coltello
L’arma con la quale Mario Cerciello Rega è stato ucciso da Elder Finnegan Lee è un coltello a baionetta “per tipo certamente idoneo a cagionare grave offesa”. Così hanno scritto il pm Calabretta e l’aggiunto D’Elia nel decreto di fermo relativo ai due ragazzi americani, ritenuti parimenti colpevoli dell’uccisione del Carabiniere, anche se solo uno dei due ha materialmente utilizzato l’arma per fare del male. La prova ne sarebbe il fatto che si tratta di un coltello di grandi dimensioni, che secondo gli inquirenti il complice di Elder Finnegan Lee non avrebbe di certo potuto fare a meno di notare. Ma perché l’americano è giunto a Roma portando con sé un coltello dagli Stati Uniti? E questa non è la sola domanda che sorge spontanea. Perché il ragazzo ha utilizzato l’arma, sebbene i due Carabinieri non abbiano tirato fuori le loro pistole? Eder Finnegan Lee sostiene di aver agito guidato dalla paura di trovarsi di fronte due pusher (i due Carabinieri erano in borghese), ma i due militari si erano qualificati e non è ancora chiaro del perché non siano riusciti a difendersi. Un’altra domanda si potrebbe porre in merito al successivo occultamento dell’arma (nascosta nel controsoffitto della camera che i due occupavano in hotel): occultamento sul quale non solo i due forniscono versioni diverse, ma sarebbero anche arrivati ad accusarsi a vicenda.
Ombre sull’omicidio di Mario Cerciello Rega? Le bugie che avrebbe detto l’uomo derubato
Pare che anche Sergio Brugiatelli, la persona che quella notte ha subito il furto dello zaino da parte dei due americani, abbia mostrato delle incertezze che sono state segnalate nel decreto di fermo. In particolare, l’uomo avrebbe ammesso di essere stato lui a mettere in giro la voce degli aggressori di origine maghrebina per paura di subire ritorsioni dalle persone a cui aveva “rifilato il pacco”. Poi la chiamata del pusher al 112 per informare del furto. Sorgono dubbi, dunque, sulla versione fornita dall’uomo, che si è rivolto ai Carabinieri mostrando poi paura nel rivelare la nazionalità dei ladri.
Maria Mento