La CNN ha denunciato le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere migliaia di rifugiati siriani nell’accampamento di Rukban che è sotto il controllo americano.
Se la guerra all’Isis in Siria può dirsi conclusa, lo stesso non si può fare per i danni collaterali che il conflitto a causato. Il Paese mediorientale, infatti, è stato liberato da un lato dalle truppe di Assad appoggiate dai russi e dall’altro dai curdi sostenuti dagli americani. Questo ha creato una zona di conflitto diplomatico tra il governo e le restanti truppe americane situate al confine tra Siria, Giordania e Iraq.
Ufficialmente gli americani stanno sostenendo la lotta all’Isis di alcuni guerriglieri e impedendo che accedano al paese dei combattenti dello Stato Islamico dall’Iraq. Il compito dei militari che si trovano nella base di Al Tanf è dunque quello di monitorare la zona e addestrare delle truppe finché non ci sarà più il rischio di infiltrazioni estremiste in Siria. La loro presenza, però, ha causato un danno collaterale: le migliaia di persone rifugiatesi nel campo di Rukban rischiano di morire di stenti.
La denuncia della CNN: migliaia di persone rischiano di morire a Rukban
Secondo quanto rivelato dalla CNN, in contatto da mesi con una delle donne che si trova all’interno del campo di Rukban, sono mesi che i rifugiati non riescono ad avere aiuti umanitari. Nel campo ormai mancano medicine, cibo e scorte d’acqua, senza contare che non esiste nemmeno un sistema di fognature, problema di non poco conto visto che acuisce il problemi igienici e favorisce l’insorgere di malattie.
Il principale motivo dell’assenza di aiuti umanitari è la decisione del governo Assad di bloccare l’ingresso libero di scorte e medicinali. Il Presidente ha infatti limitato l’accesso in Siria di personale e scorte: prima di permettere l’ingresso di aiuti umanitari è necessaria l’approvazione governativa. Assad ha quindi stabilito che dev’essere il governo centrale a sopperire all’assenza di aiuti dall’esterno, che arrivano in scarsa misura in ogni parte del Paese ma che non arrivano proprio a Rukban. Il risultato è che migliaia di persone rischiano di morire o sono costrette a migrare per il deserto alla ricerca di un altro luogo.
Il ruolo degli Usa nella crisi di Rukban
Cosa c’entra il governo americano nella crisi dell’accampamento? Semplice, Rukban si trova nella zona di non conflitto tra Siria-Russia e Usa, una parte del Paese che è di fatto sotto il controllo della base americana al confine con l’Iraq e che, per le condizioni attuali, è stata ribattezzata “Triangolo della morte”. Da qui il divieto d’ingresso di aiuti nella zona.
Gli Usa, già accusati dal governo locale e dai russi di esercitare un’occupazione della zona, evitano di infrangere il divieto di trasporto delle risorse e attendono che gli venga dato il permesso di introdurre aiuti da Assad (una richiesta è stata respinta in febbraio ed un’altra, inviata a maggio è stata ignorata). Da un lato, dunque, ci sono gli americani che accusano la Siria di voler costringere i rifugiati a lasciare la zona facendogli patire la fame, dall’altro ci sono i siriani che accusano gli Stati Uniti di impedire ai rifugiati di lasciare Rukban.
Nel mezzo di questo conflitto diplomatico ci sono le persone che si trovano nell’accampamento, le quali in alcuni casi temono di essere messe sotto processo se lasciano la zona sotto controllo Usa ed in altri semplicemente non approvano il regime di Assad. Il risultato è che circa 25.000 persone, tra cui donne, anziani e bambini, sono ostaggi di questa situazione e rischiano di morire.
Davide Colono