La vita delle donne, in Kenya, è un inferno: aborti non sicuri provocano la media di 7 morti ogni giorno. Ma non finisce qui: ci sono anche le piaghe delle violenze sessuali e della prostituzione
In Kenya la situazione delle donne è drammatica. Prostituzione, violenze sessuali, aborti tramite pillole vendute in strada causano la morte di almeno 7 donne (molte sono solo ragazze) ogni giorno. Edita Ochieng, attivista alla guida di un gruppo di femministe, si impegna a salvare le persone che subiscono violenza e lotta per la pace, per i diritti e per la giustizia. Dalle sue parole emerge un quadro davvero drammatico, soprattutto nella baraccopoli più grande del Paese: quella di Kibera (Nairobi). Si scopre, così, che dal 2012 a oggi sono raddoppiati gli aborti illegali, e questo ha fatto lievitare anche le spese per le cure sanitarie. Il racconto di questa guerra, più silenziosa di altre guerre, è stato proposto da The Guardian.
L’inferno delle donne in Kenya, il racconto attraverso gli occhi dell’attivista Edita Ochieng
La situazione delle donne in Kenya è drammatica. Le donne, e questo succede specialmente nella baraccopoli di Kibera, si trovano totalmente indifese davanti alla violenza di cui tutte, prima o poi, rimangono vittime. Violenza sessuale, obbligo di prostituirsi, aborti illegali portati avanti con delle pillole a base di cloro e sostanze chimiche vendute per strada. Nessuna assistenza o aborto legale. Quelle che abortiscono così, spesso, non sopravvivono: in media, in Kenya muoiono 7 donne al giorno. Questo destino non viene risparmiato nemmeno alle bambine, alcune delle quali vengono violentate già in tenera età. Così è stato anche per l’attivista Edita Ochieng, che ha mostrato a The Guardian la casa del suo stupratore. Dopo anni, lui vive ancora lì, a pochi metri dalla casa della donna. Esiste una clinica dell’organizzazione benefica Shining Hope for Communities, fondata anche dall’imprenditrice Kennedy Odede, e qui le donne e le ragazze in gravidanza vengono accolte. Nella maggior parte dei casi partoriscono e sono sole.
L’inferno delle donne in Kenya, quando un assorbente vale la prostituzione
Andando ancora più a fondo alla questione, si scopre che le donne nella baraccopoli di Kibera non hanno protezione alcuna. Sovente sono vittime di stupri di gruppo causati anche dall’utilizzo di alcol e droga. Capita che lo stupratore sia anche un loro parente molto vicino, ma anche in questo caso- che siano donne o ragazzine- se rimangono incinte sono costrette a lasciare la loro casa. In molte sono costrette a prostituirsi per avere in cambio un assorbente: beni che in una società “stabile” sono accessibili come altri beni di consumo, ma più del 54% dei giovani in Kenya non ha il denaro necessario per permettersi di acquistarli.
Maria Mento