Ad Hong Kong ormai da due mesi e mezzo impazzano le proteste contro il governo centrale cinese (ne scrivemmo già a inizio luglio).
Il casus belli è stato l’emendamento a una legge sull’estradizione che avrebbe consentito di processare nella Cina continentale gli accusati di alcuni crimini gravi, come lo stupro e l’omicidio.
Un emendamento pericoloso, a detta dei manifestanti, giacché rappresenterebbe una forte ingerenza da parte della Cina (che ha sempre garantito una discreta autonomia ad Hong Kong) e frattanto sarebbe potuto essere usato contro i suoi oppositori per estradarli in qualsiasi momento, magari inventando accuse ad hoc.
Per aiutarvi a capire ancor meglio la situazione, vi suggeriamo di leggere “La crisi di Hong Kong, spiegata bene”, articolo pubblicato da ‘Il Post’ che fa luce sul rapporto tra Hong Kong e la Cina, sottolineando frattanto i vari momenti di tensione vissuti negli ultimi anni (di cui scrivemmo anche noi, per esempio nel 2014).
Nel corso dei due mesi e mezzo le proteste “si sono trasformate in una aperta ribellione contro la Cina, e nella richiesta di libertà e autonomia” e parecchi media hanno iniziato a sottolineare gli altri motivi che muovono le proteste di piazza.
In tal senso, un articolo della CNN (dal titolo emblematico: “He spends half his $1,300 monthly salary on rent. This is why he’s fighting for a fairer Hong Kong”. Potete leggere l’articolo per intero cliccando qui), parla della storia di Tse Lai-nam, 26enne che vive in affitto a Sham Shui Po, il quartiere più povero di Hong Kong, città più cara della terra.
Tse vive col gatto in un appartamento di 13 metri quadri.
“Tse lavora come corriere per uno studio legale durante la settimana, guadagnando circa 1300 dollari al mese. Spende 740 dollari per l’affitto“, si può leggere nell’articolo della CNN.
La cosa che più colpisce, al netto della vicenda del giovane, sono i commenti all’articolo scritti sotto l’articolo pubblicato su Facebook.
Gente proveniente da qualsiasi parte del mondo scrive (solo per mostrarvi un campione):
“E sei anche autorizzato a tenere un gatto. Vivi nel lusso amico, vieni a Londra, me ne sono dovuto scappare per gli affitti”
“Vivo in Australia e spendo la metà del mio salario nell’affitto. E l’altra metà nel cibo”
“Svariate persone in tutto il mondo spendono metà del loro salario in affitto o mutuo. In Auckland, Nuova Zelanda, non è raro per le persone pagare anche oltre metà dei loro ingressi”.
E, senza andare lontano, basta pensare nelle nostre città – in primo luogo Milano e Roma, a seguire tutte le altre grandi realtà – quanto si è costretti a pagare per un affitto: quello del caro affitto è un grande problema, ma non solo di Hong Kong.
E i lettori del sito della CNN hanno colto la palla al balzo per farlo notare.