
Alcuni pazienti affetti da leucemia allo stadio terminale sono guariti grazie ad un trattamento innovativo, i risultati vanno confermati da un altro studio.
Buone notizie giungono dall’Inghilterra dove una ricerca su un trattamento innovativo per la cura sulla leucemia allo stadio terminale ha dato ottimi risultati. La cura sperimentale è stata effettuata al Great Ormond Hospital di Londra su pazienti, la maggior parte di loro erano bambini, affetti da leucemia linfoblastica.
La cura consiste nel prelevare delle cellule di sangue dai pazienti e modificarle geneticamente affinché riconoscano più rapidamente le cellule cancerose e le combattano con maggiore vigore, dunque reintrodurre le cellule nel corpo del paziente e farle agire contro la malattia. Si tratta insomma di una versione più rapida della terapia T-Car con la quale si punta a rafforzare il sistema immunitario del paziente per contrastare l’azione nociva delle cellule cancerose.
I risultati della cura sperimentale per la leucemia: 12 pazienti guariti dopo 3 mesi
I pazienti si trovavano in una condizione in cui le normali terapie contro la leucemia, chemioterapia, trapianto e asportazione chirurgica, non avrebbero sortito alcun effetto benefico. Dopo tre mesi 12 di essi avevano avuto una regressione totale della malattia e a due anni di distanza 5 di loro sono liberi dal cancro ancora oggi. Si tratta di un risultato di grande rilevanza scientifica, non a caso lo studio è stato pubblicato sul Medical Jounal of Science, ma la cura non è esente da problematiche (non è il primo caso di cura potenzialmente efficace scoperta).
A spiegarlo è il dottore a capo della ricerca, Persis Amrolia: “La terapia T-Car è un chiaro esempio di come sia possibile utilizzare la potenza del sistema immunitario per rintracciare la malattia”, dice il dottore che poi aggiunge: “Sebbene non funzioni per tutti, può rappresentare una speranza per quelli che non hanno più altre opzioni”. Non solo la cura non ha percentuali di successo impeccabili, ma in alcuni soggetti può causare gravi effetti neurologici come perdita di coscienza, confusione, agitazione e convulsioni.
Gli stessi studiosi sono a conoscenza che la terapia è ancora imperfetta, ma sperano che nei prossimi anni, grazie a successivi studi, possa essere affinata al punto da dare maggiori speranze alle persone affette da questa terribile malattia: “Gli effetti collaterali della terapia possono essere gravi – spiega ancora il dottor Amrolia – per questo spero si riesca a rifinirla in modo tale che risulti più sicura e maggiormente efficace”.