Conte-bis, Meloni: manifestazione contro il governo
Elettori chiamati alle armi, o per meglio dire in piazza, in questo litigioso lunedì 9 settembre, da Giorgia Meloni per una grande manifestazione contro il governo: il Conte-bis sarebbe un inciucio, affermazione che analizzeremo insieme. La promessa è: niente bandiere se non quella italiana oggi davanti a Palazzo Montecitorio, niente colore politico, e tutti sono invitati.
Il Conte-bis è stato mal digerito dalle forze politiche vicine alle posizioni della Lega del neo-destituito vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che invocano presenze numerose da tutta Italia: si svolgerà tutto senza bandiere di partito, secondo le promesse degli organizzatori, perché “più gente ci sarà a manifestare contro il nuovo governo, meglio è”. Anzi, per l’esattezza, a detta della leader di Forza Nuova, “contro questo scempio, perché gli italiani facciano capire che al di sopra delle loro teste non si possono fare di questi inciuci“.
Annunciata anche la presenza dello stesso leader della Lega, un Salvini provato da un periodo che lo ha visto dapprima per tutta l’estate protagonista acclamato sia di eventi pubblici che di occasioni informali, per poi passare in un momento dal ruolo di Vicepresidente e ministro dell’Interno a presidente di un partito di minoranza scivolato all’opposizione. A dire il vero, una sequenza di eventi imprevista e incredibile per tutti (salvo per chi da molti mesi l’aveva addirittura prevista, come vedremo più avanti). Magie che qualcuno chiama inciuci, qualcun altro precarietà della gloria terrena, altri ancora (più razionalmente) imprevedibilità delle dinamiche politiche in democrazia; di qualunque corrente si faccia parte, ci si chiede ancora tutti come sia stato possibile in un momento tanto inaspettato un ribaltamento così repentino della carriera salviniana, che aveva raggiunto il suo apice con il risultato delle ultime elezioni europee, occasione in cui la Lega è risultata il partito più votato in Italia.
Più dei magheggi di corte, però, nel generare il governo Conte-bis hanno potuto le prese di posizione “forti” del leader leghista, che nelle sue dichiarazioni d’intenti affermava, tramite selfie e video dall’ultima località di mare, di voler sfiduciare il presidente del Consiglio. In sede ufficiale si è guardato dal ripetere tali parole, scusandosi anche di averle dette; il danno però era ormai fatto, e come abbiamo visto è stato lo stesso Conte a rassegnare, in chiusura della sua folgorante lectio magistralis sulla legalità del 20 agosto scorso, le sue dimissioni in attesa dei provvedimenti del presidente della Repubblica Mattarella. Ebbene, fin qui in quel che è avvenuto non dovrebbe esserci nulla di appuntabile anche da parte di chi ha perduto cariche e governo.
Non dovrebbe, a ben vedere, esserci qualcosa da eccepire neppure sul seguito degli eventi che hanno causato la formazione del Conte-bis: possono non piacere i ministri scelti, può non godere di fiducia il rinominato primo Ministro (però in democrazia la fiducia che conta a norma di legge è quella del Parlamento), ma difficilmente si può classificare come “inciucio” la formazione di un consiglio dei Ministri avvenuta esattamente come previsto dall’articolo 92 della Costituzione, che prevede esplicitamente la possibilità del Presidente della Repubblica di rinominare il presidente del Consiglio uscente chiedendogli di formare un governo bis. Il tutto, ovviamente, previa accettazione con riserva da parte del presidente del Consiglio, dopo le consultazioni preliminari, chiedendo la fiducia alle Camere, e non prima di aver sbrigato le lunghe incombenze formali e sostanziali di queste ore; in definitiva, con buona pace di tutti.
La ratio che regola le norme sulla formazione di un nuovo governo è intesa esattamente come gli eventi a sorpresa di queste settimane ce l’hanno illustrata: il Parlamento, che rappresenta il popolo esercitando per suo conto la sovranità, ha il diritto e il dovere di creare (votando la fiducia) e sciogliere il governo anche più volte nell’arco dei 5 anni di legislatura, in tutti i casi in cui ciò si renda necessario. Se viene a mancare la maggioranza, o se il presidente del Consiglio viene sfiduciato (dalle Camere, non dal suo vice o da un ministro), il presidente della Repubblica provvede di nuovo alla nomina di un primo Ministro e si forma tranquillamente un nuovo esecutivo in base ai risultati delle ultime elezioni, che non si ripetono se non sussistono motivi di ingovernabilità, ossia la legislatura corrente deve tendere a rimanere in piedi per i 5 anni della sua vita naturale. Quest’ultima è la “cifra”, l’idea di fondo, che sta dietro le leggi sulla gestione del potere esecutivo rappresentato dal governo, o consiglio dei Ministri.
E la domanda che rimane in piedi, a questo punto dell’osservazione dei comportamenti “strani” (eppure tutti già previsti con chirurgica precisione fin dallo scorso febbraio dalla rivista Satiraptus) che notiamo questi giorni nel teatro della politica, sarebbe: se un leader di partito in circostanze come la regolare formazione di un nuovo governo gridano all’inciucio, lo fa perché ignora le leggi nel senso di non conoscerle, o perché le ignora nel senso di non prestar loro attenzione?
Dalle ore 11:07-11:30, i cori dei manifestanti contro i volti principali del nuovo governo
La folla presente a Piazza Montecitorio ha lanciato degli sfottò con parolacce (i “vaffa”) all’indirizzo di Luigi Di Maio, Matteo Renzi e Laura Boldrini. “Molla la poltrona” sono alcuni dei cartelli che hanno per oggetto la polemica contro Luigi Di Maio: in foto il neo Ministro degli Esteri vicino, eloquentemente, a una poltrona rossa. A sventolare in piazza sono bandiere del tricolore italiano. Lo speaker, all’urlo di “Viva l’Italia”, ha inneggiato a un governo di centrodestra volto a riportare la democrazia in Italia e un governo capace di non piegare la testa di fronte alle richieste di Bruxelles.
Il saluto di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. L’affondo di Giovanni Toti e Isabella Rauti. Ironia contro La7 sui numeri dei partecipanti
Presenti alla manifestazione i leader principali di questa ribellione politica: Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Entrambi hanno salutato i manifestanti dal palco con dei interventi brevi. In piazza anche Giovanni Toti, che ha parlato del modo migliore per esprimere il dissenso: “Alcuni dicono che non dovremmo essere qui, ma io penso che questo sia oggi il posto migliore dove essere, in piazza. Questo governo è nato con gli intrighi di palazzo. Credo che il modo migliore per dire che gli italiani sono contrari è fuori da quel palazzo per esprimere quel dissenso che non si è potuto esprimere alle urne. Lo potete fare qui. Noi siamo contro questo governo. Questo è un governo che nasce tra partiti che gli italiani hanno bocciato alle ultime elezioni (…) Questo soprattutto è un governo che non servirà a questo paese, e anzi farà danno a questo paese. Dobbiamo aspettarci al meglio al peggio, ma dobbiamo prepararci al meglio a partire da oggi. Dobbiamo far partire un sogno”. Sul palco Giorgia Meloni lancia una frecciata a La7 con la sua voglia di scattare un selfie per dimostrare l’ampia presenza di gente alla manifestazione.
La parola è passata poi a Isabella Rauti, che non ha mancato di citare la Costituzione. “Il palazzo vota la fiducia. L’Italia vota la sfiducia al questo Governo. Un governo che un’ammucchiata, che per giorni e giorni ci ha dato nomi su nomi e non uno straccio di programma. Quello che si è visto fa paura. Noi non gli daremo tregua! (…) Viva l’Italia sovrana”.
Daniela Santanché: “Ormai sembra una bestemmia dire che si vuole andare al voto”
Daniela Santanchè è brevemente intervenuta alle ore 11:33, insieme ad altre figure chiave della manifestazione, ed è stata accolta da un boato di approvazione: “È meraviglioso vedere questa piazza piena di tricolori, ma devo dire che c’è una cosa che mi impressiona: che il portone di Montecitorio è chiuso. Vedere il palazzo chiuso fa capire che quelli che stanno dentro non potrebbero uscire in piazza come noi perché sarebbero insultati. Non è una la piazza ma sono tante le piazze, alla faccia di quelli che dicono che non ci sono persone. Chiudiamo una cosa: andare al voto. Ormai sembra una bestemmia. Grazie a tutta l’italia”.
Sul palco Roberto Menia, Guido Castelli, Antonio Iannone, Patrizio La Pietra e Francesco Giubilei
Roberto Menia ha ringraziato Giorgia Meloni per aver voluto questa piazza. “Qui c’è l’Italia, non là dentro. Qu c’è chi dà voce all’italia che non è rappresentata. Abbiamo assistito a un teatro dell’assurdo”. Poi l’attacco ai 5 stelle e ai voti sulla piattaforma Rousseau: chi gridava onestà si è svelato un disonesto. “Quali piattaforme, quale democrazia digitale? Qui c’è l’Italia, qui ci sono le bandiere. Viva l’Italia e grazie a Giorgia”.
Affondo di Guidi castelli sulla proposta di Roberto Saviano: legalizzare la cocaina. La folla ha reagito con urla e fischi. “No alla droga, non è mai leggera. Siamo qui anche per questo“.
Antonio Iannone: “Oggi è una grande festa di democrazia. Lo diciamo a chi ci ha parlato in questi giorni dando lezioni. Noi siamo con il popolo, siamo con l’Italia, con chi vuole esprimere il proprio voto e scegliere legittimamente il proprio governo. Sono anni che questi signori vanno avanti senza andare ad elezioni e se ne fregano del popolo che sta fuori“.
Patrizio La Pietra: “Dobbiamo fare capire a queste persone che solo il voto sovrano del popolo puo’ decidere chi governa“.
Francesco Giubilei, leader di Nazione Futura (ore 11:39): si deve costruire una rete di conservatori in Italia per superare l’egemonia della sinistra che da anni comanda in Italia.
Gli interventi di Augusta Montaruli, Stafano Maullo, Carlo paglietti e Francesco Morruso
Augusta Montaruli: “Ci hanno detto che eravamo eversivi e antidemocratici solo perché chiedevano il voto. Gli eversivi sono lì dentro, in un palazzo chiuso come quelle scatolette di tonno (fa riferimento al paragone fatto da Giorgia Meloni, ndr), sono pinne gialle. Rimarranno tonni e li smaschereremo. Faremo in modo che possiate tornare al vostro diritto fondamentale: il voto. Non ci arrenderemo all’ignoranza a e alla vigliaccheria di chi sta là dentro”.
Stefano Maullo: “Noi siamo la risposta contro tedeschi, francesi e contro coloro che non vogliono rispettare l’Unità nazionale”.
Carlo Paglietti: “Voi lo sapete perché il Ms ha fatto l’accordo col Pd? Ve lo dico io. Perché vale 130 milioni di euro. Questo è quello che prenderanno il M5S per i prossimi 4 anni. Casaleggio avrebbe perso 5 milioni di euro se fosse caduto il governo. (…) Il governo non serve agli italiani ma si serve degli italiani. Conte, prepara le valigie perché gli italiani stanno per mandarti via. Conte, a casa!”
Francesco Morruso, Movimento politico del Mediterraneo, ha parlato della costruzione di un mare di pace, di cultura, e non di odio come l’ha trasformato la sinistra con la sua politica. “Noi siamo qua in tantissimi, nonostante ci abbiano bloccato. Il futuro lo decidiamo noi, lo deciderà il popolo italiano. Possono fare tutti gli imbrogli di palazzo, ma alla fine giudicheremo noi. Viva l’Italia, via Fratelli d’Italia”.
Apertura Piazza di Pietra
Verso le ore 11:45 l’annuncio dell’aperura di Piazza di Pietra, con Piazza del Pantheon e Piazza Capranica che secondo le parole dello speaker sarebbero state riempite dai manifestanti. Si invita la folla a spostarsi da Via del Corso a Piazza di Pietra.
Matteo Salvini: “Non tocchino Quota 100 e non riaprano i porti”
Un Matteo Salvini con le idee chiare quello che si espresso oggi, nell’ambito della manifestazione indetta da FDI e Lega in Piazza Montecitorio. “Se toccano Quota 100 e vogliono riaprire i porti non li faremo uscire dal parlamento“, ha detto l’ex Ministro dell’Interno dal palco. Giorgia Meloni ha parlato di “ladri di democrazia”. Forza italia si è dissociata dalla manifestazione: farà opposizione in aula.
L’intervento di Alessandro Sansoni. Sul palco anche Massimiliano Romeo. Nel frattempo Giuseppe Conte sta esponendo il programma del nuovo governo alla Camera dei Deputati
Alessandro Sansoni parla alla folla e richiama una data storica: sono trascorsi 100 anni dall’impresa di Fiume. Riprendendo quegli eventi, si ripete l’urlo del “Noi non obbediamo” a questo governo. Dopo il suo intervento è stato chiamato sul palco Massimiliano Romeo, il capogruppo della Lega in Senato. Intanto, Giuseppe Conte sta tenendo il suo discorso alla Camera dei Deputati: oggi si vota la fiducia al Conte bis. Le file della destra stanno applaudendo in modo polemico alle parole del Presidente del Consiglio sul programma da mettere in atto, e in particolar modo sull’interazione dell’Italia con l’Europa. Non mancano i fischi. A questo link il nostro primo focus sulle parole di Conte.
Fiducia al Conte bis, Proteste alla Camera per le parole del Presidente del Consiglio
Quasi a conclusione del discorso di Giuseppe Conte, che ha appena chiesto di ricevere la fiducia dalla Camera e che il confronto sul programma da seguire si svolga sempre nelle relative sedi istituzionali, si sono alzati i cori di protesta dell’opposizione. All’urlo di “Poltrone! Poltrone!Poltrone”, alcuni deputati di Forza Italia si sono alzati per lasciare l’aula. Il Presidente ha invitato a un uso moderato dei social network, e l’aula si è di nuovo agitata all’urlo di “Elezioni! Elezioni! Elezioni”. L’esternazione è rivolta alle critiche a e ai commenti sessisti indirizzata ai Ministri Bellanova e De Micheli, a cui è andata tutta la solidarietà di Conte. la Lega e Fratelli d’Italia continuano a chiedere le elezioni, interrompendo il discorso del Presidente che si è concluso alle ore 12:37, dopo quasi un’ora e mezzo dal suo inizio.
Sandra Korshenrich