Ha perso suo figlio a Rigopiano e per questo Alessio Feniello aveva deposto dei fiori sul luogo del disastro, venendo poi multato. Su questi fatti è stato avviato un processo che è stato rimandato al prossimo aprile
Bisognerà attendere il prossimo 16 aprile 2020 per comprendere come evolverà la vicenda giudiziaria che coinvolge Alessio Feniello, una delle persone che il 18 gennaio del 2017 ha perso una persona cara in seguito alla valanga che ha distrutto l’Hotel di Rigopiano di Farindola (Abruzzo): suo figlio. L’uomo si è visto comminare una multa per aver violato i sigilli– che ponevano l’area sotto sequestro- al fine di deporre un mazzo di fiori sul luogo del disastro in memoria del figlio scomparso. Questo succedeva il 21 maggio del 2018. Ne è scaturito un processo nato dalla volontà del Feniello di opporsi, nelle sedi opportune, al provvedimento preso nei suoi confronti.
Strage di Rigopiano, la muta per un genitore di una delle vittima arriva in aula
Alessio Feniello, padre di una delle 29 vittime della strage di Rigopiano avvenuta più di due anni e mezzo fa, è stato accusato di essere entrato in una zona del luogo del disastro in cui era vietato l’accesso ai civili (tramite l’apposizione di sigilli) per deporre un mazzo di fiori sulle macerie dell’hotel travolto dalla valanga. Il gesto per ricordare il figlio 28enne, Stefano Feniello, che non c’è più e che è costato molto caro al 57enne: denunciato alla Magistratura e condannato al pagamento di una multa di 4550 euro, Feniello ha deciso di presentare opposizione. L’udienza che però avrebbe dovuto emettere un verdetto si è aperta, presso il Tribunale di Pescara, con l’ammissione delle prove ed è continuata decretando il rinvio delle operazioni al prossimo 16 aprile.
Strage di Rigopiano, la difesa di Alessio Feniello
Secondo la linea di difesa tenuta da Feniello e dal suo legale, l’uomo non avrebbe violato i sigilli perché la zona che si trova intorno alle macerie dell’albergo era aperta a tutti e non vietata al transito. Alla fine dell’udienza che ha decretato lo slittamento delle operazioni giudiziarie, Alessio Feniello ha dichiarato quanto segue: “Questa è una pagliacciata, se verrò condannato non tirerò fuori un euro e piuttosto mi farò il carcere“. Coinvolta nella vicenda anche la moglie dell’uomo, che si è presentata al suo fianco con un paio di manette e ha minacciato di incatenarsi al marito in caso di una sua condanna.
Maria Mento