Diritto di voto ai 16enni: come funziona nel resto del mondo? E come funziona in Italia?

Domenica sera, ai margini della gara del Milan contro la Fiorentina, l’ex Premier Enrico Letta – tifoso dei rossoneri – scriveva su Twitter: “Altro
Sarebbe molto più dignitoso far giocare la #Primavera piuttosto che assistere a questo sconcio. #VergognaMilan #MilanFiorentina #AcMilan”.

Sulla scorta di questa fiducia illimitata verso i giovani, lunedì – ieri – rilascia un’intervista a Repubblica, proponendo l’idea di estendere il diritto di voto a sedicenni in Italia:

Letta ha quindi ulteriormente specificato, in un post seguente: “Ho proposto di dare il #VotoaiSedicenni per prender davvero sul serio la #generazioneGreta”.

Voto ai sedicenni, le reazioni alla proposta di Letta

In molti hanno espresso il loro appoggio alla proposta di Enrico Letta.

Ex PD come Carlo Calenda

Attuali PD come il Segretario Nicola Zingaretti

Ma anche componenti di altri partiti, a testimonianza di un appoggio trasversale all’idea dell’ex Premier.

Come Luig Di Maio – che comunque è al governo col PD – che si intesta la battaglia

O come l’ex leghista Tosi

E rimanendo in ambito leghista, Letta fa notare su Twitter come solo tre anni fa Salvini proponesse di estendere il diritto di voto ai 16enni, come avviene in Austria

Ed è giusto chiedersi a questo punto: quando si vota nel resto d’Europa?

Voto ai 16enni, come funziona nel resto d’Europa?

Come esposto in un articolo di pagella politica al riguardo (scritto due anni fa in occasione di una dichiarazione di Beppe Grillo al riguardo), in diverse parti del mondo i 16enni possono andare alle urne:

nell’Unione Europea, il voto ai 16enni è consentito solo agli austriaci (dal 2007) e riguarda solo l’elettorato attivo (non è possibile candidarsi, insomma: la soglia rimane a 18 anni).

In Brasile, Argentina ed Ecuador il voto è facoltativo per 16enni e 17enni (mentre è obbligatorio tra i 18 e i 70 anni – 65 in Ecuador), a Cuba e Nicaragua i 16enni possono votare rispettivamente dal 1976 e dal 1984 (nel caso degli altri paesi sudamericani precedentemente citati il diritto di voto per i 16enni è stato introdotto tra il 1988 e il 2012).

Quindi, sottolinea ancora l’articolo (che potete leggere per intero qui):

“In diversi Paesi, in particolare dell’Est Europa, il matrimonio tra i 16 e i 18 anni o l’avere un lavoro permette ad un cittadino di entrare nella maggiore età “in anticipo” e di godere quindi dei pieni diritti civili e politici, incluso quello del voto. Ciò avviene in particolare in Ungheria e nelle Filippine (matrimonio), in Bosnia, Croazia, Slovenia e Serbia (se occupato).

Cinque Paesi prevedono il voto a 17 anni: Timor Est, Etiopia, Indonesia, Corea del Nord e Sudan”.

Voto ai 16enni, come funziona in Italia oggi? E qual è stata l’evoluzione del diritto di voto?

A fianco delle voci favorevoli proposte ad inizio pezzo (tra cui ci sarebbe anche quella del premier attuale Giuseppe Conte), c’è chi si è espresso contrariamente all’estensione del diritto di voto (un altro Premier, Mario Monti, si è esposto in tal senso) ma come funziona esattamente in Italia? E’ noto che il diritto di voto è legato al compimento dei 18 anni: perché? Chi lo stabilisce? E’ sempre stato così?

In Italia il suffragio universale è stato introdotto nel 1945 (in precedenza potevano votare solo gli uomini) e riguarda tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni (tranne nel caso dell’elezione del Senato, dove possono votare solo i cittadini che hanno già compiuto 25 anni).

Nel 1975 la maggiore età fu portata da 21 a 18 anni e così il diritto di voto si allargò ai maggiori di 18 anni.

Come recita l’articolo 14 della Legge 39 dell’8 marzo:

“Sono elettori tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto il diciottesimo anno di eta’ e non si trovino in alcuna delle condizioni previste dagli articoli 2 e 3”.

Leggeremo prossimamente: “Sono elettori tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età?”. Verrà esteso il diritto al voto?

Il dubbio è che – un po’ come le battaglie contro le ONG ai tempi di Salvini – anche questa battaglia non abbia a che vedere con un problema primario del Bel Paese.