Ha dell’incredibile la vicenda giudiziaria che mette Don Marino Genova di fronte alle sue responsabilità e alla sua ex vittima e parrocchiana Giada Vitale. La donna, abusata dal parroco per 4 anni, ha visto comminargli una riduzione della pena
Dai 13 ai 17 anni è stata vittima, fisicamente e psicologicamente, del parroco della sua parrocchia che ne ha fatto il bersaglio delle sue pulsioni sessuali. Quattro anni di abusi che Giada Vitale, oggi adulta, è riuscita a denunciare, portando in tribunale il suo aguzzino. La vicenda giudiziaria che ne è seguita si è ora arricchita di un ultimo, momentaneo, capitolo culminato in una sentenza della Corte di Appello di Campobasso ritenuta illogica dalla Procura. Condannato a 6 anni e 10 mesi di reclusione in primo grado di giudizio con l’accusa di atti sessuali su minore, la Corte ha rivisto la pena ribassandola di due anni perché il parroco non fu mai violento nei suoi approcci nei confronti dell’adolescente. Una decisione contro cui la Procura si è decisa a fare ricorso. Oltre al danno, per la vittima c’è anche la doppia beffa che è arrivata con l’archiviazione di tre anni di violenze (quelle, cioè, subite dai 14 ai 17 anni), perché in quel caso Giada Vitale è stata riconosciuta come consenziente.
Parroco abusa di una tredicenne e gli riducono la pena, la Corte d’Appello riduce la sua pena per “minore gravità”
Il calvario di Giada Vitale inizia tre mesi prima che la donna, allora 13enne, compisse quattordici anni. Come ora vedremo, un’età che– anziché metterla in condizioni di essere maggiormente tutelata dalla legge- le è costata, in tribunale, l’archiviazione del fascicolo relativo ai tre anni di violenza da lei subiti dai 14 ai 17 anni. Questo perché Giada Vitale, una volta compiuti 14 anni, è stata ritenuta consenziente e non più vittima di Don Marino Genova, il parroco che all’epoca dei fatti in forze a Portocannone e che ha abusato di lei.
Don Marino, dunque, è stato giudicato colpevole per i tre mesi di violenze che hanno preceduto il 14esimo compleanno di Giada, e inoltre- per tali fatti- il parroco (mai ridotto allo stato laicale dalla Chiesa, che si è limitata a trasferirlo) ha ottenuto uno sconto di pena pari a due anni dalla Corte di Appello di Campobasso. La motivazione è incredibile: Don Marino Genova non ha mai abusato di Giada per mezzo di approcci violenti, e pertanto sussiste la minore gravità. La Procura generale di Campobasso ha fatto ricorso e Giada Vitale, insieme al suo avvocato, hanno chiesto che la decisione sui tre anni di violenza archiviati possa essere rivista: in questi giorni si deciderà se andare a processo oppure no anche per questo secondo troncone dell’inchiesta.
Parroco abusa di una tredicenne e gli riducono la pena, la storia di Giada Vitale: per 4 anni vittima di un parroco
Il racconto della sua vicenda, che Giada Vitale fa in un video pubblicato da Fanpage, è agghiacciante. La donna, che nonostante le violenze subite è in qualche modo riuscita ad andare avanti con la sua vita e si è laureata, ha parlato di come siano iniziate le violenze fisiche ai suoi danni da parte di Don Marino Genova. Giada viene da un’infanzia molto difficile: suo padre è mancato quando lei aveva soltanto due anni e la nonna ha affidato la giovane alla veglia spirituale di Don Marino, ignara del fatto che proprio quel sacerdote avrebbe nuociuto alla nipote.
Giada inizia a frequentare il coro della chiesa e iniziano tutta una serie di attenzioni sempre più importanti da parte del parroco nei riguardi della 13enne.. Inizialmente c’erano state delle frasi tenere, via via sempre più frequenti e presto sfociate in atti di autoerotismo esplicito che il sacerdote consumava al cospetto della sua vittima e utilizzando il suo corpo. Fino al momento in cui accade un fatto che spinge Giada a confidarsi con la madre, che la sente piangere nel buio della notte: Don Marino Genova, quel giorno, l’aveva baciata sulla bocca. La donna, però, non crede alla figlia e così l’adolescente decide di non parlare più di quella vicenda. Giada cade in una spirale di sudditanza psicologica e di dissociazione emotiva che dura per anni e che la porta anche ad assecondare le richieste del prelato, come un automa: come quella di indossare di nuovo una gonna che nella sua mente aveva scatenato dei pensieri ossessivi.
Parroco abusa di una tredicenne e gli riducono la pena, la denuncia e l’inizio dell’inchiesta
A 17 anni Giada inizia a diventare consapevole di quanto fino al quel momento le era accaduto e inizia a reagire. La donna ha raccontato di essere andata via da Portocannone e di essersi trasferita in un’altra parrocchia, presso il cui coro ha continuato la sua attività musicale. In seguito a messaggi di Don Marino, che la pregava di tornare perché il coro aveva bisogno di lei, ha fatto ritorno alla sua vecchia parrocchia: è stato a quel punto che una corista, accortasi del suo strano comportamento estraniante, le ha chiesto se il parroco le avesse fatto qualcosa. Giada ha così raccontato tutto e, a differenza di quanto accaduto anni prima con la madre, la donna che ha raccolto le sue confidenze le ha creduto. È seguita la denuncia– prima presso il vescovo e poi alla Magistratura, il 3 aprile 2013- e l’ammissione di colpa da parte dello stesso parroco. L’inchiesta che ne è seguita ha visto la divisione della vicenda in due tronconi: le violenze per le quali il parroco è stato processato (quelle relative a quando Giada aveva 13 anni) e quelle che sono state archiviate perché Giada è stata ritenuta, da un certo momento in poi, consenziente. Oggi Don Marino non è ancora stato arrestato, è ancora parroco e continua a dire messa.
Maria Mento