Giovanni Brusca chiede i domiciliari, i pm antimafia appoggiano la richiesta: “Si è ravveduto”

Giovanni BruscaIl super boss mafioso Giovanni Brusca ha rinnovato la richiesta di poter finire di scontare la pena ai domiciliari, questa volta i pm l’hanno appoggiata.

La notizia che la Procura Antimafia ha appoggiato la richiesta per i domiciliari di Giovanni Brusca ha destato non poca sensazione nell’opinione pubblica. Dal 2002 ad oggi il boss di Cosa Nostra ha presentato al Tribunale di Vigilanza 9 richieste di scarcerazione, l’ultima lo scorso marzo, e tutte sono state rifiutate. In quest’ultimo caso, però, i suoi avvocati hanno presentato ricorso alla Cassazione, facendo fede sulle relazioni della Procura Antimafia. Se in passato, infatti, la Procura aveva bocciato a prescindere la richiesta di Brusca, in questo il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho ha concesso la propria approvazione, sostenendo che il mafioso si è ravveduto. Tanto è bastato a Brusca per fare leva e dichiarare che “I magistrati sono d’accordo”.

Al clamoroso appoggio dell’Antimafia sui domiciliari non è seguita la clamorosa accettazione del ricorso da parte della Cassazione che, ancora una volta, ha bocciato la richiesta del mandante della strage di Capaci. Al momento non sono state pubblicate le motivazioni alla base del rifiuto, ma potremo leggerle a partire da domani.

Chi è Giovanni Brusca

Per chi non sapesse chi è Giovanni Brusca, gli basti sapere che è stato accusato di almeno 100 omicidi. Tra questi spiccano le stragi contro i magistrati, compresa l’autobomba che ha causato la morte di Paolo Borsellino, della moglie e dei tre uomini della scorta. Brusca risulta uno dei mandanti anche della strage di Capaci in cui è morto Giovanni Falcone. Ma non solo, perché il boss di San Giuseppe Jato è anche colui il quale ha ordinato il sequestro e l’uccisione di Giuseppe Di Matteo, 15enne figlio del pentito Santo Di Matteo. Il ragazzino fu strozzato e successivamente sciolto nell’acido.

Con simili crimini alle spalle sorprende che Brusca non abbia ricevuto una pena all’ergastolo. Senza contare che nel corso dei 23 anni di prigionia ha usufruito di 80 permessi premio e che per la buona condotta finirà di scontare la pena (30 anni di carcere per collaborazione con le indagini antimafia) nel 2021, con 5 anni di anticipo. Ridurre la pena di ulteriori due anni sarebbe stato un po’ troppo, non credete?

Davide Colono