I rifugiati accolti nel campo di Moria a Lesbo sono costretti a vivere in condizioni limite, tra sovrappopolamento e immondizia.
Ad inizio mese di settembre sono giunte notizie su uno scontro all’interno del campo d’accoglienza per rifugiati a Moria, Lesbo (Grecia). Un altro disordine si è verificato a fine mese, quando all’interno del campo è scoppiato un incendio che ha causato la morte di una donna e di suo figlio. Gli uomini all’interno della tendopoli hanno infatti attaccato le forze di polizia e mentre i Vigili del Fuoco cercavano disperatamente di spegnere le fiamme, gli scontri continuavano senza soluzione di continuità. Alcuni rifugiati hanno spiegato che il nervosismo è cresciuto per le tempistiche d’intervento dei Vigili del Fuoco e per la paura che tutto il campo finisse per incendiarsi.
Le condizioni limite del campo profughi di Moria
Il perché i rifugiati all’interno del campo avessero una simile paura è da riscontrare nelle condizioni stesse in cui questi uomini e queste donne sono costretti a vivere. Il campo è stato pensato per accogliere un massimo di 1000 persone, ma al suo interno ne vivono all’incirca 14 mila, mille dei quali sono solamente bambini. Questo, a parte i disagi legati all’eccessiva vicinanza con i dirimpettai ed alla scarsa possibilità di movimento, porta al rischio che un incendio possa facilmente distruggere tutte le tende, se non preso in tempo.
In un video emerso in rete proprio dalla Grecia è possibile osservare le condizioni difficili in cui i rifugiati sono costretti a vivere: le tende sono sovrapposte l’una all’altra, inoltre il numero eccessivo di ospiti rende sovraffollate sia le docce che i servizi igenici. Se ciò non bastasse ci sono anche montagne si sacchi di spazzatura che letteralmente esondano fuori dal campo, dando la sensazione che queste persone siano costrette a vivere in un’enorme discarica.