“Non è che se un ultimatum, prescindendo dal contenuto, lo lanci dal Papeete è peggio che se lo lanci dalla Leopolda, gli ultimatum non vanno lanciati”, ha detto il vicesegretario del Partito Democratico Andrea Orlando.
Alle sue parole, ha poi replicato Matteo Renzi: “Con una battuta potrei dire che Orlando, per fare un termine di paragone, deve conoscere almeno uno dei due posti. Siccome non sa che cos’è la Leopolda, c’è da augurarsi che sia andato qualche volta al Papeete per rilassarsi, perché il mio amico Andrea Orlando lo vedo un po’ agitato su questo” ha detto come sempre tra il serio e il faceto colui che della Leopolda (in arrivo in una decina di giorni) è l’inventore parlando con Lucia Annunziata durante la puntata di ieri di ‘In mezz’ora’.
Ma in realtà l’agitazione sarebbe vissuta da entrambe le parti, secondo quanto riportato da Dagospia che quest’oggi ha ipotizzato un ritorno alle urne già in primavera (anche perché – come ci ha insegnato il governo gialloverde – i continui battibecchi in seno a un Governo non possono che portare alla crisi dello stesso).
In tal caso – secondo le parole leggibili sulle pagine di Dagospia attribuite ad ambienti vicini al PD – “Renzi sarebbe azzerato, annientato, il suo partito con un crisi causata dal suo atteggiamento neanche arriverebbe al 2%. E inoltre nessuno vorrebbe fare patti preelettorali con lui. Renzi lo sa benissimo ma c’è il rischio fondato che alla fine superi il limite. È come lo scorpione con la rana: preferisce affogare nel fiume per assecondare il suo istinto”.
Quindi la conclusione: “Renzi è felice che si parli di lui. Ma non ha capito che se il governo terremota e lui fa polemiche più di Matteo Salvini, sarà sempre più respinto dagli italiani. Già oggi insieme a Berlusconi è fra i leader meno apprezzati nei sondaggi. Continuasse così…farà la fine dell’altro Matteo“.