Morti sul lavoro, Marco Bazzoni e il suo elenco con i nomi delle vittime: “Quelle vittime sono persone, non numeri”

Marco Bazzoni

Marco Bazzoni, 45 anni, da tempo tiene un registro su cui annota i dati di tutte le vittime che perdono la vita sul posto di lavoro. Affinché  ognuna di queste vittime non diventi un numero ma abbia ancora la sua dignità di essere umano

Ogni giorno, compiendo una  disamina certosina di tutte le notizie pubblicate dai media, lui aggiorna un tristissimo elenco che da tempo sta stilando: quello che contiene i nomi delle persone che sono morte sul luogo di lavoro. Lui si chiama Marco Bazzoni, è un operaio metalmeccanico di 45 anni e vive a Barberino Tavernelle (Firenze). Crede fortemente che chi muore durante lo l’adempimento del proprio lavoro non debba essere ricordato da statistiche piene zeppe di numeri che ne annullino la dignità di esseri umani. Per questo motivo, e cioè per far sì che le storie di queste persone non vengano dimenticate, il 45enne ha iniziato questa sua mission, annotando su un registro nomi, cognomi, età delle vittime e le loro circostanze del loro decesso. Dall’inizio del 2019 sono già 700 le persone che hanno perso la vita nel tentativo di portare a casa un tozzo di pane.

Morti sul lavoro, Marco Bazzoni e il suo elenco di frammenti di vite spezzate dalla mancata sicurezza sul lavoro

Lo faccio per restituire loro un po’ di dignità. A volte nemmeno si conosce il nome di chi è morto. Ma anche loro hanno delle storie, delle famiglie che hanno perso un proprio caro, è giusto che venga ricordato”. Così Marco Bazzoni, l’operaio metalmeccanico di 45 anni che sta stilando una lista contenente i nomi di chi è morto sul posto di lavoro, ha spiegato la motivazione che lo ha spinto a compiere questo gesto nel lontano 2006. Ricordare queste persone come tali e non come un freddo numero che si va ad aggiungere al conteggio che poi determina la percentuale statistica di decessi sul posto di lavoro. Un elenco stilato raccontando anche dei piccoli frammenti di vita di queste persone che non ci sono più. Perché è giusto che sia così, che ci sia un ricordo emozionale, e che l’uomo non venga privato della sua dignità. E non bisogna nemmeno parlare di “morti bianche”: questa espressione genera l’idea che si sia trattato di tragiche fatalità, di fatto portando a una deminutio della gravità della situazione.

Bazzoni, come racconta La Repubblica, si è messo in contatto con i familiari delle vittime quando ha potuto farlo:  “Alcuni li ho aiutati, quando si perde un proprio caro, un fratello, un padre, succede che si resta soli, ci si sente abbandonati da tutti, soprattutto dalle istituzioni. Ci sono anche delle problematiche burocratiche da affrontare: ottenere la rendita Inail ad esempio non è semplice, quando posso cerco di dare loro una mano”.

Morti sul lavoro, il messaggio del Presidente della Repubblica per la 69esima Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro

Oggi, a Palermo, si è svolta la 69esima edizione della Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non fisicamente presente, ha inviato un telegramma che contiene un messaggio chiaro: la priorità, sul luogo di lavoro, deve essere la sicurezza del lavoratore e si deve attuare un grande impegno nel senso della prevenzione e del rispetto e dell’applicazione delle norme.

La sicurezza di chi lavora è una priorità sociale ed è uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Non possiamo accettare passivamente le tragedie che continuiamo ad avere di fronte. Le istituzioni e la comunità nel suo insieme devono saper reagire con determinazione e responsabilità“, scrive in parte della sua missiva il Capo dello Stato. Mattarella è convinto che ancora tanto resti da fare per colmare le lacune che ancora affliggono il sistema: illegalità, inerzie opportunismi.

Marco Bazzoni, che oggi si occupa di sicurezza nell’impresa presso cui lavora, è anch’egli fermamente convinto del fatto che l’applicazione della legge sia un elemento fondamentale in casi come questi: “C’è il Testo Unico per la sicurezza, è stato approvato 11 anni fa, ma mancano i decreti attuativi. Quello lo devono fare loro che sono al governo, non io che sono in fabbrica”.

Maria Mento