Bossetti chiede aiuto a Feltri: “Non ho ucciso Yara”

massimo bossettiDopo che la revisione del processo è stata respinta anche dalla Corte Europea, Massimo Bossetti scrive una lettera a Feltri chiedendogli aiuto per fare emergere la verità.

Il processo sull’omicidio di Yara Gambirasio si è ormai concluso lo scorso anno con la condanna definitiva di Massimo Bossetti all’ergastolo, per omicidio volontario. Il condannato non si è mai arresto a questa sentenza, sostenendo tramite i suoi legali e a voce di non aver ucciso la dodicenne. Nei mesi che hanno seguito l’emissione della sentenza, i legali di Massimo Bossetti hanno presentato richiesta di revisione del processo. La loro richiesta è basata sul fatto che ci sono delle prove non tenute in considerazione e che non hanno potuto assistere a quelle che ne hanno determinato la condanna.

La richiesta di revisione del processo è stata rigettata alla fine di settembre anche dalla Corte Europea. Tale rifiuto comporta che, in mancanza di prove o testimonianze che ribaltano il risultato delle indagini la condanna all’ergastolo rimane tale. Probabilmente in quel momento, Bossetti ha rotto gli indugi ed ha condiviso un disperato appello diretto a ‘Libero‘ e a Vittorio Feltri. L’appello, contenuto in una lettera scritta a mano, è stato pubblicato nelle scorse ore dal giornale ed ora ve ne riportiamo qualche estratto.

Bossetti a Feltri: “Non sono l’assassino di Yara, mi aiuti”

La lettera di Bossetti comincia con una spiegazione del perché abbia deciso di scrivere proprio a lui, quindi continua con la motivazione che lo spinge a lanciare questo disperato appello: “Ritengo che lei, da bergamasco doc, sia un uomo di sani principi. Io Direttore, non sono né l’ assassino della povera Jara, né il mostro che i media e i social hanno dipinto. Sono un uomo normale, semplice che pensava al lavoro e a non far mancare nulla alla propria famiglia”.

Spiegando di essere inconsapevole di quello che sarebbe capitato, dunque, si è trovato catapultato in un incubo senza fine che ha stravolto la sua vita e quella di tutte le persone che lo amano. Ciò che non lo fa dormire la notte è la consapevolezza di non aver compiuto il delitto e di essere dunque vittima delle circostanze e del sistema: “Non voglio entrare in questa lettera nei dettagli, però non posso fare a meno di dire che il trattamento che la giustizia italiana mi ha riservato è stato scorretto e ha calpestato ogni diritto alla difesa, e mi riferisco anche a quell’ ex ministro dell’ Interno incapace, che gridava al mondo che era stato preso l’ assassino di Jara, calpestando la Costituzione”.

Dopo aver sottolineato come i suoi legali non abbiano potuto assistere alle prove più importanti ed aver rivelato come gli sia stato offerto in più di un’occasione uno sconto di pena se avesse confessato il reato, Bossetti evidenzia ancora: “non sono io il colpevole, e il codice di procedura penale dice chiaramente all’ articolo 533 C.P.P. 1° comma che «il giudice pronuncia sentenza di condanna se l’ imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio»”. La lettera si conclude con la speranza che Feltri accolga la sua richiesta d’aiuto.

Davide Colono