Mafia Capitale non è mafia, ma “solo” associazione a delinquere: lo sfogo dell’ex sindaco Marino

Non era Mafia, era “solo” associazione a delinquere.

Lo ha deciso la Corte di Cassazione che, ribaltando il verdetto d’appello, ha stabilito che l’organizzazione a delinquere capeggiata dall’ex Nar Massimo Carminati e dall’ex ras delle Cooperative Salvatore Buzzi non rappresentava un’associazione di stampo mafioso ma una “semplice” associazione a delinquere.

Ed è così il momento per molti di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Ad esempio l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, intervistato dal ‘Messaggero’, decaduto in seguito alle dimissioni di 26 consiglieri (dopo poco più di due anni di sindacatura).

L’ex primo cittadino della Capitale ricorda così quei momenti: “Diciannove consiglieri del Pd si chiusero nella stanza di un notaio per far cadere il sindaco eletto dal popolo. Il Pd è stato generoso e li ha quasi tutti premiati con nuove importanti cariche. A me rimane l’orgoglio di aver chiuso la discarica di Malagrotta, aver aperto la Metro C, pedonalizzato i Fori Imperiali e piazza di Spagna. E comunque soffrii per quell’azione di alcuni politici di professione, ma non mi sorpresi. Due mesi prima Orfini, allora presidente del Pd, mi suggerì di dimettermi prima che il Consiglio dei ministri decidesse se Roma avesse una Giunta infiltrata dalla mafia o no. Io risposi che non lo avrei mai fatto perché la mia Giunta di certo non piaceva ai partiti ma non era infiltrata dalla mafia. Ma era un ostacolo agli affari di Buzzi e Carminati, come dimostrano le intercettazioni”.

Tra le altre battute, interessanti le parole relative al Movimento 5 Stelle – che ha fatto la sua campagna elettorale proprio in contrasto a Mafia Capitale.

Marino ha liquidato così l’argomento, non lesinando qualche frecciata: “Non so dare definizioni o suggerimenti al M5S. È un movimento politico che negli ultimi anni ha affermato tutto e il contrario di tutto. Dalle Olimpiadi, allo Stadio della Roma, alla gestione dell’acqua che vorrebbe totalmente pubblica ma poi incassa i dividendi milionari di Acea per Roma, alle norme relative a quanto sia etico rimanere in carica. Dovevano essere due mandati ma poi è stato ideato il mandato numero zero. Straordinario”.