Dopo le torture e i morti, arriverà un nuovo governo: ma quali sono i motivi della protesta cilena?

Repubblica mostrava ieri le immagini della città di Santiago del Cile di notte, quando in teoria non sarebbe stato possibile circolare.

Era infatti in vigore il coprifuoco imposto dal presidente cileno Sebastian Pinera che infine ha deciso di cedere ai manifestanti, annunciando nella giornata di ieri le proprie dimissioni: “Ho chiesto a tutti i ministri di rimettere il loro mandato per formare un nuovo governo, per affrontare le nuove richieste e farci carico dei tempi nuovi”.

Per riuscire ad ottenere questa apertura (ammesso che un nuovo governo basti a risolvere i tanti problemi di cui vi parleremo in seguito) con conseguente annullamento del coprifuoco c’è voluta una manifestazione con oltre un milione di persone scese in piazza.

Bellissima e rappresentativa, l’immagine di Plaza Italia (una delle piazze principali di Santiago) ripresa dall’alto, con una marea di persone a riempirne le vie adiacenti.

Ma prima di ottenere questa apertura, i cileni hanno dovuto subire anche una forte repressione con 3162 arrestati, 997 feriti e 19 morti (ci chiediamo cosa avrebbero detto i media occidentali qualora ciò fosse accaduto in Venezuela).

Cile, quali sono i motivi della protesta?

Ma quali sono (stati) i motivi della protesta? Ce lo spiega un ottimo articolo in lingua inglese, uscito ieri su Citylab:

“Tutto è iniziato dopo che è stato annunciato un aumento delle tariffe del 3,75 per cento per il sistema di trasporto pubblico. Prima si pagavano 30 pesos cileni, meno di 5 centesimi di dollaro USA, ma si trattava già di un importo importante per le famiglie a basso reddito che tendono a spendere tra il 13 e il 28 percento dei loro budget per il trasporto.

Il sistema della metropolitana di Santiago è uno dei più costosi in America Latina e ha visto un aumento delle tariffe di quasi il 100 percento in 12 anni”.

La metropolitana è diventato così il centro delle proteste, tra stazioni bruciate o danneggiate (in totale si parla di 100 stazioni coinvolte) e la repressione poliziale (con una delle stazioni della metropolitana – la fermata Baquedano – divenuta luogo deputato a torturare i riottosi, secondo quanto riportato dall’inviato di Repubblica).

Gli aumenti della metropolitana rappresentano comunque solo la punta di un iceberg, come sottolineato dalla ricercatrice Paola Jiron, citata sempre da Citylab (da cui abbiamo tratto anche i numeri qui e lì riportati): “Le proteste a Santiago sono state scatenate dall’aumento delle tariffe, ma l’intera manifestazione è molto più complessa. Le persone si sono stancate di vivere in una società iniqua. Abbiamo persone che fanno un sacco di soldi, ma la maggioranza ottiene ben poco dal successo cileno”.

Tornando sulla metafora dell’iceberg, questa immagine (sulla base di un classico meme che spesso tenede a rappresentare la differenza tra web conosciuto e deep web) ben rappresenta le varie sfaccettature della iniqua società cilena:

Tra precariato, gap salariale tra elite politica e semplice cittadinanza, sistema pensionistico in crisi, privatizzazioni selvagge (financo l’acqua è stata privatizzata, in quello che da sempre rappresenta un laboratorio del neoliberismo) sono tanti i problemi che hanno portato in piazza i cileni.

Potrà un nuovo governo essere l’antidoto?