Al grido di “no, no, io Halloween non lo voglio festeggiare” il giornalista Mario Giordano si è scagliato con una mazza su delle innocenti zucche, distruggendole. Ha tenuto a precisare che le zucche erano finte perchè “il cibo non si spreca”. Non ha evidentemente la stessa attenzione per i materiali con cui le zucche erano realizzate, quasi non costituissero spreco, lavoro, valore ed inquinamento anch’essi. Lo ha fatto in diretta tv, con uno sfogo degno di Sgarbi che pure nel 1988 nel programma Sgarbi quotidiani aveva pronunciato una posizione simile dichiarando che “Festeggiamo una festa che non è nostra”, ma in maniera meno teatrale.
Il video è diventato virale: Alla sera del 31 Ottobre conta 10.337 visualizzazioni.
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Il culto dei morti nel mondo e le origini della festa
Domani in Italia ricorre la festività conosciuta come “Ogni Santi” seguita dalla ricorrenza del “Giorno dei morti” , commemorazione della Chiesa Cattolica in cui le anime non purificate dal peccato veniale possono in questo giorno, attraverso il sacrificio della messa e preghiera, essere aiutate a raggiungere la Visione Beatifica.
Molte regioni di Italia hanno tradizioni e dolci tipici legate all’idea che in questa notte le anime dei defunti tornino a farci visita e per ben accoglierli gli si lascia del cibo in tavola in segno di affetto.
In Romagna si prepara la piada dei morti le cui origini si trovano nelle reminiscenze celtiche della zona, che nel giorno di Ognissanti festeggiava il proprio capodanno. Quella particolare notte era considerata una sorta di “porta aperta” tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
In Sicilia è tradizione donare ai bambini i famosi dolcetti modellati a forma di frutta, conosciute come frutta di Martorana.
In Abruzzo, analogamente a quanto avviene nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all’interno per utilizzarle come lanterne, e senza continuare a girare per il bel paese possiamo ben vedere come questa festa tanto demonizzata e i suoi costumi che definiamo “importati” in realtà non sono poi così distanti da noi.
In Messico questi giorni è invece “el dia de los muertos”, l’onorificienza ai defunti più colorata del mondo, che attraverso il cibo, il trucco, i colorati costumi e le caratteristiche statuette a forma di teschio ricorda l’immortalità dell’anima e la vicinanza che è possibile raggiungere con i propri trapassati; celebra i morti attraverso la vita, in un legame indissolubile, quasi leggero, in una maniera molto umana di affrontare un argomento che addolora ed inevitabilmente, spaventa. L’origine della festa è precolombiana, così come Samhain, la festa da cui si origina Halloween, è di origine celtica e legata al passaggio tra la stagione estiva a quella invernale; un capodanno i cui festeggiamenti erano misti a una sorta di timore reverenziale. Si pensava infatti che in questa data le barriere tra il mondo dei vivi e quello dei morti cadessero, permettendo a questi ultimi di tornare a vagare sulla terra.
In tutte le tradizioni c’è una base simile, una sorta di filo che, seguito, ci conduce al bisogno umano di vicinanza con l’altro, di combattere la paura e il dolore, il desiderio di ricordare i propri cari, e di farlo condividendo cibo, luci e colori.
Sara Alonzi