
Il ritrovamento dello scheletro di John Barber, il presunto vampiro del Connecticut, ci racconta cosa si pensasse dei vampiri tra Settecento e Ottocento
Una particolare isteria collettiva ha colpito la popolazione di determinati parti del pianeta tra fine 1700 e inizi 1800: la paura che i vampiri potessero effettivamente esistere, con le conseguenti accuse lanciate a persone sospettate di esserlo. La scoperta (macabra) di uno scheletro “particolari”, come ora vedremo riportato alla luce nel Connecticut, ha forse aiutato gli studiosi a gettare luce su delle credenze in voga circa 300/200 anni fa in merito a questa figura folkloristica e tradizionale. Altri scheletri rinvenuti in diverse zone del pianeta (ne citiamo solo alcune dell’est Europa: Polonia, Bulgaria) mostrano come i vivi volessero impedire ai morti che credevano essere vampiri di tornare per attaccarli. Come? Trafiggendoli per mezzo di paletti o inserendo pietre nella loro bocca. Gli studi e i progressi che ha fatto la medicina ci aiutano comunque a comprendere come le nostre credenze sui vampiri siano meno ataviche rispetto a quelle dei nostri avi e non legate alle malattie.
Vampiri tra passato e presente, la storia di John Barber e di come avrebbe infettato i suoi concittadini
La festività anglosassone di Halloween, appena trascorsa, ci dà la possibilità di approfondire la figura leggendaria del vampiro: una di quelle figure il cui terrificante aspetto diventa protagonista di audaci travestimenti in occasione di giornate come quella di ieri. Nei secoli passati si credeva all’esistenza dei vampiri e si credeva che queste creature fossero in grado di portare distruzione e morte senza bisogno di azzannare e succhiare il sangue altri essere umani. Insomma, i vampiri non hanno sempre avuto le caratteristiche tipiche che letteratura e cinema ci hanno insegnato ad attribuire loro e anzi ogni vampiro- in base alle credenze locali di uno specifico luogo- aveva le proprie.
Come ci spiega un articolo del Daily Star, Le figure dei vampiri venivano connesse allo scoppio di epidemie: si credeva, nell’Ottocento, che alcune malattie si trasmettessero ereditariamente, per mezzo del sangue. È il caso, ad esempio, dei fatti che sono accaduti nel borgo rurale di Griswold (Connecticut) a inizio secolo e di una tomba che è stata riscoperta circa 30 anni fa dagli studiosi. Qui, nl 1813, il 55enne John Barber morì di una malattia debilitante e gli abitanti del luogo iniziarono a credere che lui fosse il responsabile di una malattia che aveva colpito gli altri cittadini e che li stava portando alla morte facendoli diventare pallidi, simili a vampiri, e facendogli tossire sangue. Lo steso figlio di John Barber, il 13enne Nathan Barber, sarebbe morto nel modo appena descritto. Di fatto, il povero John e suo figlio sono morti perché vittime- esattamente come gli altri- di un’epidemia. Come riporta Focus Tech, Il National Museum of Healt and Medicine di Silver Sprige ha potuto stabilire, grazie all’esame effettuato sulle ossa (la paleopatologia insegna che ci sono dei segni specifici che alcune malattie lasciano sullo scheletro), che la malattia in questione era la tubercolosi.
Ma gli abitanti del tempo di Griswold non avevano le conoscenze mediche di cui siamo in possesso oggi, e la psicosi da vampiro è nata e si è diffusa facilmente: si era sparsa la voce che il defunto John avesse lasciato la tomba e fosse andato a infettare gli altri parenti, fino a condurli al decesso.
Vampiri tra passato e presente, le condanne di grandi personalità di ieri e di oggi. Il caso del cimitero di Highgate
Le credenze sui vampiri sono state condannate da diverse personalità importanti sul piano politico europeo e mondiale. Su questa linea si sono posti sovrani quale Maria Teresa d’Austria, che era solita etichettarle usando i termini di ”superstizione” e “frode”. Ciò non ha impedito a questa figura leggendaria del pipistrello succhia sangue di prendere piede e di radicarsi nell’immaginario collettivo delle tradizioni popolari: nel 1897 (più di un secolo dopo la scomparsa dell’iconica sovrana) Bram Stoker diede alle stampe il suo celeberrimo “Dracula”, considerato un capolavoro della letteratura mondiale.
Anche nel Novecento i vampiri hanno continuato a esercitare un grande fascino. Come ci racconta Vanilla Magazine, tra il 1969 e il 1977 il cimitero di Highgate– luogo di sepoltura che si trova nell’omonimo quartiere a nord di Londra– è salito agli onori della cronaca internazionale per la presenza di un presunto vampiro. Sulla vicenda relativa al vampiro di Highgate hanno indagato gli allora giovani vampiri Sean Manchester, cacciatore di vampiri e fondatore della “Società di ricerca del vampiro”, e David Farrant, seguace della religione wicca e fondatore della “British Psychic and Occult Society”. Proprio quest’ultimo, una notte, avrebbe avvistato il famoso vampiro- descritto come una figura non umana alta più di due metri- e da quel momento si mise alla ricerca dei fantasmi del cimitero, allora versante in stato di totale abbandono anche a causa di atti di vandalismo che si era cercato di arginare (con scarsi risultati).
Ancora oggi l’esistenza dei vampiri viene esorcizzata e a farlo- ovviamente- sono anche figure ecclesiastiche di grande spicco. A questo proposito, il Papa emerito Benedetto XVI ha affermato che i vampiri sono solo “finzioni fallaci della mente umana”. Ma dichiarazioni come questa non bastano a fermare l’opera dei cercatori di vampiri, e per esempio il già citato Sean Manchester ha continuato la sua ricerca, individuando altre zone (in Inghilterra) in cui si potrebbero nascondere tali creature.
Maria Mento