L’U.S. Department of State si unisce alla commemorazione delle vittime del comunismo con un post, gli utenti lo commentano con sagace ironia.
L’8 novembre è negli Stati Uniti la Giornata Nazionale per le Vittime del Comunismo. Si tratta di una celebrazione, però, che i cittadini americani non sentono particolarmente al giorno d’oggi e lo dimostra quanto successo sulla pagina ufficiale del Dipartimento di Stato americano. Per ricordare la ricorrenza è stato condiviso un post sul quale si legge: “Oggi, per la Giornata Nazionale per le Vittime del Comunismo, noi ricordiamo le milioni di persone decedute a causa degli oppressivi regimi comunisti. Non stiamo con tutti coloro che oggi lottano per la libertà che dovrebbe essere garantita a tutti”.
L’ironia dei social per il ricordo delle vittime del comunismo: “E quelle del capitalismo?”
La risposta degli utenti social al post del Dipartimento di Stato Usa però non è stata di certo quella che ci si attendeva. Sin dal primo commento c’è chi polemizza con ironia sull’utilità di una simile commemorazione, non perché non sia giusto ricordare i caduti, ma perché negli Stati Uniti sono altre le problematiche sociali ed altri i morti che andrebbero ricordati. A farlo presente, uno dopo l’altro sono gli utenti, c’è chi si scaglia contro la forbice economica creata dal capitalismo americano, causa di una società in cui ci sono poche persone dotate di una ricchezza eccessiva e tantissime che sono costrette a vivere in stato di indigenza.
Ad esempio un utente scrive: “Io direi che bisognerebbe ricordare le vittime del Capitalismo, ma quello ogni giorno”, a cui segue un altro commento ironico rivolto ai servizi segreti: “Guarda avanti alla creazione del giorno per le vittime delle interferenze della CIA” e ancora chi solleva il problema legato al sistema sanitario: “A quanto il giorno per le vittime del sistema sanitario?”. C’è poi chi se la prende con le compagnie di petrolio: “Quand’è che ricorderemo le vittime delle compagnie petrolifere“, un altro aggiunge: “Potremmo celebrare le vittime dell’imperialismo americano”.
Davide Colono