Dal 15 novembre a questa parte, un post pubblicato su Facebook è diventato virale ed è stato condiviso dagli utenti migliaia di volte: è il post che racconta la storia di Fatima, una ragazza straniera che è stata aggredita e che ha perso il bambino che aspettava. Ma qualcuno ha già gridato alla fake news
Fatima è una ragazza straniera che fino a qualche giorno fa viveva felice in Italia. Ha un compagno di nome Francesco (nome fittizio) e con lui stava per mettere al mondo il piccolo Andrea. Poi, l’inferno. All’uscita dal lavoro un’aggressione razzista, a suon di insulti e botte, e un tentato stupro da parte di due ragazzi le causano un aborto. A raccontare la storia di Fatima è stata Maria Prisco, e lo ha fatto su Facebook due giorni fa. Nessun articolo di giornale è seguito, né per confermare né per smentire la vicenda, e così alcune delle molte persone che più o meno casualmente si sono trovate davanti al suo post hanno iniziato a dubitare della veridicità di questa storia, credendo si tratti di una fake news.
Aggressione razzista e tentato stupro ai danni di una ragazza di colore, il post che da due giorni è virale su Facebook
Vi riportiamo per intero il contenuto di un post– condiviso già migliaia di volte- pubblicato in data 15 novembre sul profilo Facebook di Maria Prisco. Il post racconta di una violenta aggressione razzista con tentato stupro ai danni di una ragazza di colore, che in seguito alle percosse ricevute ha perso il bambino che aspettava dal suo compagno.
“Devi dire che il razzismo esiste, e mi ha portato via mio figlio.Il razzismo ammazza i bambini”
Lui è Andrea, ha 13 settimane ed è grande poco più di 7 cm (la foto che accompagna il post è l’immagine di un’ecografia, ndr).
La sua mamma Fatima, è Algerina e il suo papà Francesco è modenese.
Si chiamerà Andrea, perché significa coraggio. Coraggio, come quello che hanno avuto i suoi genitori a fidanzarsi nonostante i tempi difficili e l’odio verso l’altro. Nonostante i tanti, troppi “con una nera? Sei come il sisso”, che vuol dire merda.
Una sera, Fatima esce da lavoro e si incammina verso casa, indossa una gonna, una felpa blu e delle scarpette bianche da ginnastica. Alcuni ragazzi iniziano a fischiare, ad insultarla per il suo colore e le sue treccine. A complimentarsi volgarmente per il suo sedere. É buio, Fatima prova a chiamare Francesco, ma Francesco non risponde. Corre sempre di più, per arrivare alla fermata di bus, ma due di quei ragazzi corrono più di lei, sono in moto. Fermano la moto, la aggrediscono, la picchiano, la toccano. “Puttana nera, ferma. Ti facciamo capire cosa devi fare con questo culo”.
Fatima piange, continuano a picchiarla. Arriva qualcuno, scappano, non riescono a violentarla. Ma Fatima ha dolori ovunque, chiede di essere portata in ospedale. Invia un messaggio a Francesco “corri al policlinico”.
Sviene in auto. Si risveglia in ospedale dopo ore, c’è Francesco al suo fianco che piange.
Andrea non c’è più. Questa è l’ultima foto del loro bambino.
Fatima mi ha scritto e mi ha chiesto di raccontare la sua storia. Ci siamo sentite e prima di staccare mi ha detto di ripetere a tutti, senza paura, che IL RAZZISMO ESISTE e ammazza i bambini. Io dico che il razzismo, l’odio e l’ignoranza, esistono e ammazzano la vita e il futuro di tutti noi. Prima o poi, forse troppo tardi, lo capiremo.”
Aggressione razzista e tentato stupro ai danni di una ragazza di colore, il sospetto di una fake news
La storia di Fatima e Francesco ha suscitato un’ondata di indignazione ma anche di incredulità da parte di molti, i quali cercando dei riscontri relativi a questa notizia non hanno trovato nessuna fonte a cui appigliarsi. Dal momento che pare che la notizia non sia stata rilanciata da nessuna delle testate giornalistiche principali (l’ultima aggressione razzista di cui abbiamo notizia ai danni di runa ragazza di nome Fatima è quella avvenuta su un bus di Torino, lo scorso 21 marzo 2019), in tanti hanno iniziato a chiedersi se non si tratti dell’ennesima fake news che ha iniziato a girare sul web con l’unico scopo di fomentare il clima di odio di cui l’Italia sembra ormai essere intrisa. Molti altri hanno invece deciso di credere a questa triste e dolorosa vicenda, sottolineando come non tutte le aggressioni che si verificano nel nostro paese finiscano sui giornali. A qualcun altro non importa se sia una storia vera o no: è comunque una violenza che, se non ha già colpito, potrebbe sempre segnare altre vite. E tanto basta. A qualcun altro, invece, importa eccome: se non altro per non dare modo a chi indugia in comportamenti razzisti di passare– grazie alle fake news– dalla parte delle vittime, abbandonando quella dei carnefici.
A queste perplessità ha risposto la stessa Maria Prisco, che ha raccontato questa storia sul suo profilo, commentando così: “La ragazza mi ha scritto in privato e mi ha chiesto di raccontare la sua storia, affidandosi alla mia delicatezza e discrezione, tant’è che abbiamo concordato di non mettere il nome reale del suo compagno, per evitare ogni genere di ritorsioni. Ma ahimè, dobbiamo fare i conti con questo mondo che non sa cosa voglia dire rispettare il dolore altrui. Ho raccontato una storia di persone per bene che volevano solo sensibilizzare raccontando ci che hanno subito. Non volevano accanimenti mediatici, né persone che dessero dei bugiardi a loro o a me. Ognuno è libero di condividere o meno, ci che gira sui social. È libero di crederci oppure no, ma evitiamo di accanirci, di minacciare ed insultare. Io reggo bene, ogni giorno lotto contro l’ignoranza, l’illegalità e l’odio. Ma ci sono persone come fatima o il suo compagno, che stanno vivendo male ogni commento e tentativo di insulto”.
Ma l’Italia ha bisogno di verità e in tanti sono stanchi di ritrovarsi, ogni giorno, a leggere false notizie e soprattutto sono stanchi di non avere sempre i mezzi per difendersi da quest’ondata di cattiva informazione che ci sta colpendo a tutti i livelli. Così, nonostante il chiarimento fornito, c’è chi continua a non credere a questa storia per colpa di vicende di cui si è parlato in passato e che poi si è scoperto essere storie inventate.
Seguiranno ulteriori aggiornamenti su questa vicenda.
Maria Mento